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Su internet gruppo di intellettuali all’assalto dei dissidenti cubani

Appello al mondo in difesa della "democrazia popolare" a partito unico. Attacco all'Ue che chiede il rispetto dei diritti umani. Tra i firmatari italiani Gianni Minà

Su internet gruppo di intellettuali  
all’assalto dei dissidenti cubani

Il regime dei fratelli Castro passa al contrattacco. Un nuovo sito www.porcuba.org ha lanciato un appello mondiale in difesa dell'isola ribelle e contro il Parlamento europeo. «Per condannare l'intromissione negli affari interni» del «paradiso» socialista al sole dei Caraibi. Strasburgo è colpevole di aver condannato L'Avana a causa della morte di Orlando Zapata, un prigioniero politico, che il 23 febbraio è morto dopo 85 giorni di sciopero della fame.

L'appello alla firma è rivolto a «intellettuali, accademici, attivisti nel sociale, pensatori critici e artisti» come si legge nella prima pagina del sito sotto un titolo di altri tempi: «En Defensa de Cuba». Dall'11 marzo, quando il Parlamento dell'Ue ha condannato l'isola caraibica, la mobilitazione firmaiola mondiale è stata un po' scarsa. Fino a ieri l'appello aveva raccolto 2430 adesioni, compreso uno sparuto gruppetto di italiani guidato dall'inossidabile Gianni Minà. Il sito in spagnolo, inglese e francese si presenta con una carrellata di foto: dai giovanissimi pionieri, ai bandieroni di Cuba, misti a spiagge e folklore.

L'aspetto incredibile è il testo dell'appello preparato dalla fantomatica Rete in difesa dell'umanità. Al primo punto del proclama anti-Ue si condividono le preoccupazioni di Strasburgo solo per «chiedere l'immediata e incondizionata liberazione di tutti i prigionieri politici nel mondo, compresi quelli dell'Unione europea». Secondo i firmatari «por Cuba» l'invito alle istituzioni europee «di concedere l'appoggio incondizionato e incoraggiare l'inizio di una pacifica transizione verso la democrazia a Cuba» è quasi una dichiarazione di guerra. Per gli amici di Castro «non è solo un atto di interferenza» ma punta ad imporre «un solo modello di democrazia», come se ne esistessero centomila. Al punto 4 dell'appello viene diligentemente spiegato che «la ricerca di una profonda democrazia trascende la forma e punta a inventare nuove vie autenticamente rappresentative, non necessariamente ristrette al multipartitismo». In pratica a Cuba si sta bene così: governati da mezzo secolo dal partito unico. Ovviamente Zapata, che per protesta si è lasciato morire in carcere, viene bollato come un delinquente comune.

Il primo degli italiani a firmare è stato Gianni Minà, il giornalista sportivo famoso per la sua intervista «maratona» a Castro durata 16 ore. Sul suo sito accusa le «Damas en blanco», le madri e mogli dei prigionieri politici che protestano contro il regime, di essere al soldo della Cia.

Per ora le adesioni italiane all'appello «por Cuba» sono miseramente sette. Carlo Frabretti è nato a Bologna, ma vive in Spagna. Non a caso è il fondatore dell'Alleanza degli intellettuali antimperialisti. Gli accademici fanno la parte del leone. Il veneziano Piero Gleijeses è professore di Politica estera americana all'università John Hopkins. Nel 2003 è stato decorato dal Consiglio di Stato di Cuba.
Gennaro Carotenuto insegna Scienze della comunicazione all'università di Macerata. Luciano Vasapollo, docente alla Sapienza di Roma, è reduce, come osservatore, dalle elezioni in Bolivia. Lo scorso ottobre, assieme all'unica donna firmataria, Rita Martufi, ha partecipato in Canada al convegno internazionale «degli studiosi marxisti militanti». Emilio Lambiase, un altro firmatario italiano, è invece un architetto che ama le due ruote. Sul sito dell'Associazione Italia-Cuba gli hanno dedicato un articolo per la sua pedalata in «omaggio alla Rivoluzione cubana»: oltre 950 chilometri da Santiago de Cuba, dove iniziò l'avventura di Fidel Castro, all'Avana.

Il Messico è il Paese da dove stanno arrivando più firme per la «difesa di Cuba». Anche la Spagna registra decine di adesioni. Qualche firma arriva da Stati Uniti, Francia, Olanda, Belgio ed una dall'Ucraina. Poca roba in confronto alle 6000 firme raccolte nelle ultime settimane in Spagna per la petizione: «Io accuso il governo cubano». Fra i firmatari il regista Pedro Almodóvar, il cantante Miguel Bosè e lo scrittore Mario Vargas Llosa. Tutta gente che non è al soldo degli Stati Uniti. L'appello «chiede la liberazione immediata e senza condizioni» dei prigionieri politici a Cuba.
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faustobiloslavo.eu

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