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Su internet spopola la compravendita illegale

On line c'è uno scambio molto attivo dei blocchetti dei ticket della pausa pranzo, diventati essenziali in molte case per arrotondare e coprire le spese dell'ultima settimana del mese

Su internet spopola la compravendita illegale

Se da un lato quello dei buoni pasto sembra un business sull'orlo del collasso, dall'altro ha un appeal ancora molto forte. Tanto da stuzzicare gli appetiti del mercato nero. On line c'è uno scambio molto attivo dei blocchetti dei ticket della pausa pranzo, diventati essenziali in molte case per arrotondare e coprire le spese dell'ultima settimana del mese. C'è chi ne vende a prezzi lievemente inferiori a quelli ufficiali e chi ne compra di più marche. Basta dare un'occhiata alle bacheche via web per scoprire un mondo: c'è perfino qualche dipendente che vende i suoi buoni pasto scaduti, ovviamente sottocosto, precisando che ci sono bar che li accettano ugualmente se si spendono entro sei mesi. E ciò che stupisce ancora di più è che riesce a piazzarli con tanto di supplemento di 2 euro per le spese di spedizione.

«Compro buoni pasto Ticket Restaurant ed altri marchi. Cerco buoni pasto, per scambio, di qualsiasi marchio, scadenza giugno- dicembre 2018. Applico tasso di cambio 70/100 (quindi per 100 euro di buoni pasto, vi darò 70 euro in denaro). Compro solo pacchetti da 100 euro in su. Solo scambi a mano nella città di Milano, previo accordo» è uno dei messaggi tipo che circolano su Subito.it, Annunci.net, Kijiji.it.

Le associazioni dei consumatori mettono in guardia dalla vendita fai da te. «Innanzitutto - spiegano al Codacons - perché si tratta di una pratica illecita. E poi perché chi compra rischia di incappare in una truffa e di ricevere ticket contraffatti. Le regole dicono che i buoni pasto sono un diritto del lavoratore e, semmai, sono cedibili a uno dei suoi familiari». Eppure, pur di risparmiare qualche euro, c'è chi è disposto a correre il rischio, magari per rivenderli a sua volta anziché spenderli.

Altro fenomeno bizzarro (e illegale) riguarda le piccole catene di supermercati: alcuni accettano i buoni alla cassa ma ci fanno la cresta. Cioè, per un buono da 5,29 vendono prodotti del valore di 4 euro o poco più, intascando la differenza. Di fatto fanno un favore al cliente accettando i suoi ticket e contemporaneamente si ritagliano il loro margine di convenienza. Insomma, il mercato dei ticket subisce speculazioni di ogni tipo e, per certi versi, assomiglia allo spietato mondo del bagarinaggio dei biglietti delle partite di calcio o dei concerti.

Fatto sta che muove affari enormi: in Italia i buoni sono in mano al 40% di coloro che pranzano fuori casa per motivi di lavoro: 1,6 milioni di dipendenti privati, 600mila pubblici, assunti da Stati, enti locali, asl, università.

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