Politica

«Su Mitrokhin errori dalla Cdl»

da Milano

«Basta con questa leggenda nera della Commissione Mitrokhin che non ha prodotto nulla. Finché lo dicono gli avversari, la sinistra, capisco: fanno il loro mestiere e cercano di screditarla. Ma quando lo sento dire anche dagli amici... eh no, questa è diffamazione continua». Paolo Guzzanti, vicedirettore del Giornale e senatore di Forza Italia, parla in qualità di ex presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul dossier Mitrokhin. E contesta che, dopo quasi quattro anni di lavoro, non abbia prodotto alcunché. «Leggenda nera che circola non solo a sinistra, ma anche nel mio partito», spiega.
Si riferisce a episodi particolari?
«È emersa anche nella conferenza stampa in cui Cicchitto, Quagliariello e Craveri (due parlamentari di Forza Italia e uno storico, ndr) hanno chiesto di desegretare i documenti della commissione. Paradossalmente non sono stato invitato, né informato».
Che cosa pensa della richiesta?
«È un’assoluta sciocchezza, oltretutto infondata dal punto di vista giuridico. Si tratta di note e segnalazioni risalenti a decenni fa, ma prive di alcun riscontro. Non c’è segreto di Stato, semplicemente quegli atti restano coperti per tutelare la privacy delle persone in assenza di prove. In ogni caso io li ho visti tutti e posso dire che non c’è proprio niente».
Dunque non condivide questa campagna lanciata da 50 storici?
«Questa campagna è deviante: dopo la morte di Litvinenko si è scatenata una crociata postuma contro la commissione. Un massacro per screditarne il lavoro e per incriminarmi. Se ora anche amici e gente perbene come il professor Craveri dicono che la commissione nemmeno ha fatto una relazione finale... ».
La «leggenda nera»...
«A parte che le commissioni parlamentari non fanno relazioni finali... le squadre di calcio fanno finali, le commissioni fanno relazioni. A differenza di altre, come la Commissione Stragi conclusa senza una relazione, la Commissione Mitrokhin non solo ha fatto il suo dovere, ma anche di più».
Anche di più?
«La legge istitutiva ci assegnava una serie di richieste d’indagine. Noi abbiamo potuto rispondere a quasi tutte già nel dicembre 2004. E allora abbiamo discusso e approvato una relazione. È un atto pubblico, disponibile su internet».
Perché non vi siete fermati lì?
«C’era ancora tempo, il mandato scadeva a fine legislatura. Abbiamo fatto una serie di ulteriori e diversi accertamenti, che hanno prodotto un’altra relazione. Nel marzo 2006, dopo un lungo ostruzionismo della sinistra, non fu votata per la defezione di tre commissari del centrodestra, che fecero mancare il numero legale. Resta agli atti come relazione del presidente».
Come mai anche nel centrodestra circola la «leggenda nera»?
«L’Udc ha avuto un comportamento sorprendente, An era interessata soprattutto alla strage di Bologna. E con amarezza ho notato che per molto tempo anche Forza Italia non ha difeso la commissione.

Ma non voglio litigare».

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