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Su Repubblica firme false contro il Cavaliere

Il giornale di De Benedetti sbandiera 280mila adesioni a sostegno della libertà di stampa. Ma abbiamo fatto una scoperta: tra i firmatari ci sono anche Topo Gigio, Maradona, Pinco Pallo, Emilio Fede e persino il premier. E centinaia di doppioni

Su Repubblica firme false contro il Cavaliere

C’è sicuramente un sacco di gente in buona fede. Che ci crede davvero, che seriamente pensa di vivere in un luogo dove presto non si potrà più esprimere nemmeno un’opinione, se non quella del capo. Ma forse è proprio questi italiani in sincera paranoia che bisognerebbe avvertire subito: attenzione, vi state alleando con il Cazzone di turno.

Costui è uno dei firmatari che figurano sotto i nomi di Cordero, Rodotà e Zagrebelsky, il Gre-No-Li della libertà di stampa, autori dell’appello della Repubblica contro Berlusconi e le sue querele. Ora dopo ora il numero s’ingrossa, ormai siamo intorno ai 280mila e si punta dritti all’onda d’urto dei 300mila. Cazzone di turno è vivo e lotta in mezzo a noi: firma numero 262.414 del prestigioso elenco. E perché la sua adesione alla causa non passi per trascurabile, ricompare una seconda volta poco più avanti: Cazzone di turno, firma numero 262.552. So già che questa sarà disprezzata e liquidata come l’ennesima campagna diffamatoria del Giornale.

Eppure, la questione dovrebbe interessare prima di tutto proprio gli ispiratori della campagna. Almeno per una questione di serietà, di credibilità, di attendibilità. Mettiamola così: è un semplice avviso. Una nota si servizio. Senza offesa: tra i firmatari, figura ripetutamente il Cazzone di turno. Sicuramente un bieco ultrà di destra, infiltrato e disfattista. Però c’è e fa numero. Come e quanto i Nanni Moretti, i Dario Fo e gli Umberto Eco. Dice: può succedere. Certo che sì. Però voglio subito aggiungere una seconda nota di servizio: attenzione, sta succedendo troppo. Basta un minimo di pazienza per registrare una situazione ai limiti del grottesco. Già alcuni firmatari inducono subito a istintiva diffidenza: parlo dei McCarron e dei Boccalon, solo per fare un esempio. Ma fin qui ci sta: qualsiasi elenco del telefono, qualsiasi registro di classe contiene di questi umorismi involontari.

In questo caso il problema è più serio. Mentre la Repubblica scrive compiaciuta che «prosegue l’ondata di adesioni all’appello, l’elenco si allunga ogni giorno di più», contemporaneamente si allunga la lista degli iscritti balordi e farlocchi. Non lo dico per sentito dire, lo dico dopo l’incursione a campione tra gli sterminati elenchi pubblicati su internet. Si incontra veramente di tutto. Ad un certo punto, giorni fa, il sito registra diligentemente anche l’impegno solenne di Topo Gigio (firma numero 259.964). Più avanti compare Silvio Berlusconi (firma 261.814, ora pietosamente rimossa).

Con il premier, inevitabile, in prima linea per la libertà di stampa pure Emilio Fede (firma 260.554, anch’essa poi cassata). E vai con la fantasia. Strada facendo s’incontra Elisabetta, senza possibilità di capire se si tratti di sua Maestà o della pettinatrice di Seregno. Elisabetta e basta, per dire il rigore. E ancora: c’è il Gianni, c’è il Maurizio, c’è il Ferruccio, in uno stile «suonare citofono» che toglie molta profondità alla causa. Per non parlare delle doppie, delle triple, delle quadruple adesioni, una cosa da umiliare l’epopea dei pianisti a Montecitorio: personalmente, vagando qua e là, ho contato quattro Maria Luigia Baggio, quattro Vorrei Cheparlaste (vai a sapere dove abita, questo signore), due Domenico Condello, due Samantha Abbiati, due Paola Biscaldi, due Marcello Tagliabue, due Ezio Le Donne. E qui mi fermo, perché non voglio approfittare della pazienza di nessuno. Ancora una volta, internet conferma tutti i suoi limiti. L’impossibilità di un vero filtro, lo trasforma spesso in un pozzo perdente dove troppa gente scarica i suoi spurghi esistenziali.

Va dato atto alla Repubblica di un qualche sforzo per depennare almeno i nomi visibilmente più assurdi. Ogni tanto qualcuno sparisce. Ma per quanto l’impegno sia lodevole, l’impresa è impossibile. Tutti i giorni il giornale rilancia sulle sue pagine, con toni visibilmente trionfalistici, la mole oceanica delle adesioni. Dentro, nella selezionata cerchia dei paladini accigliati, tutti fanno numero. Un tanto al chilo. Moni Ovadia come Topo Gigio. Quanto vale allora la storica battaglia? Davanti alla firma numero 273.431, Pinco Pallo, è naturale chiedersi almeno quanto pesino queste firme.

Quante siano vere, quante siano cretine. La tentazione è quella di rivalutare le cinque-dieci-ventimila firme dei Pannella d’annata, magari non «un'ondata di adesioni», però raccolte ai banchetti, con la gente che ci mette la faccia e la carta d’identità. Tutte autentiche e autenticate, a prova di farsetta. Qui, chiunque può alzarsi la mattina e firmare Papa Ratzinger (provare per credere): si fanno così, le campagne memorabili? «Non si possono fermare le domande», tuona Roberto Saviano nelle vesti di scudo umano della democrazia.

Perfetto. Ma almeno il Cazzone di turno vogliamo fermarlo, o quando fa massa rientra nella libertà d’espressione?

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