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Subito indagata la escort che tentò d’incastrare Fini

Dopo la denuncia del leader Fli blitz della magistratura che accusa la donna di Reggio Emilia di diffamazione aggravata e tentata estorsione

Subito indagata la escort che tentò d’incastrare Fini

Roma - Quando parlano del Cavaliere le loro parole vengono prese per oro colato e riempiono pagine e pagine di verbali. Più i racconti sono piccanti, meglio è per l’inchiesta. Quando invece il protagonista delle rivelazioni a luci rosse della escort di turno non è più Silvio Berlusconi ma il presidente della Camera Gianfranco Fini il discorso è diverso. Alt, andiamoci piano. Come si permette questa signorina a dire certe cose? E senza uno straccio di prova, poi. Come se qualcuno avesse chiesto riscontri alle ragazze che hanno svelato certi dettagli delle serate ad Arcore.
Ecco, dunque, che l’inchiesta della Procura di Roma nata dopo la querela presentata dal leader di Futuro e Libertà contro la escort di Reggio Emilia Lucia Rizzo, in arte Rachele, arriva rapidamente a un primo significativo risultato: la giovane che sostiene di avere avuto tre incontri sessuali con il presidente della Camera è stata iscritta nel registro degli indagati con l’accusa di diffamazione e tentata estorsione in concorso. Tutte fantasie, le sue, dunque. Bugie inventate probabilmente per cavalcare l’onda degli scandali sessuali e magari guadagnarci sopra qualche soldo. Il pm Maria Caterina Sgrò ha messo sotto inchiesta anche un uomo che, poco prima della publicazione della notizia, avrebbe contattato la segreteria di Fini annunciando che ci sarebbero state presto delle rivelazioni piccanti a proposito della presunta relazione, offrendosi di intervenire per fermarle. A giorni i due indagati potrebbero essere convocati in Procura per fornire la loro versione dei fatti.
Rachele dovrà ribadire davanti ai magistrati quanto rivelato in un video che a dicembre qualcuno ha cercato di vendere a tv e giornali. Tredici minuti di racconti dettagliati sui presunti incontri hard con il presidente della Camera. Il primo a metà novembre, nella sua casa di Reggio Emilia. Cinquecento euro il compenso pattuito, che poi sarebbe raddoppiato viste le richieste di Fini. Alla fine il presidente della Camera le avrebbe lasciato duemila euro. Per comprare il suo silenzio, sostiene Rachele. A maggio e a settembre le altre due serate, sempre nella massima discrezione. Poi, però, accade qualcosa. Rachele esce allo scoperto. E la storia finisce sui giornali. «Perché Fini attacca tanto gli altri dicendo che partecipano ai festini, invece è lui il primo che dovrebbe vergognarsi», dirà la escort in un’intervista.

E poi c’è la questione della promessa non mantenuta: «Aveva garantito che mi avrebbe aiutata e non l’ha fatto».

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