Cronache

Sui banchi dell’ortofrutta matura la protesta

Sui banchi dell’ortofrutta matura la protesta

Aggredito impiegato della società gestione mercati a Bolzaneto. Inizia così la rivolta dei venditori al dettaglio contro i grossisti.
Non ce la fanno proprio più. I commercianti dei banchi dei mercati rionali genovesi sono scesi sul sentiero di guerra. Troppi privilegi dei venditori all'ingrosso penalizzano il loro lavoro.
«Da quando il mercato all'ingrosso si è spostato da corso Sardegna a Bolzaneto - raccontano - ci hanno aumentato il costo della tessera da 18 a 30 euro». «Il tesserino personale - spiegano - è quello che dà il permesso ad accedere all'area del mercato. In più con il nuovo mercato, essendo su un'area privata, ci fanno anche pagare l'accesso e il posteggio dei mezzi a seconda della portata da un minimo di 360 euro a un masso di 810 euro annui». Già questo aumento del tesserino e questa aggiunta di gabella sui mezzi di trasporto è stato poco gradito dai dettaglianti. Se si aggiunge poi, che, al nuovo mercato, possono accedere anche i privati pagando il costo irrisorio di 40 euro annui per entrare con la macchina e 10 euro per entrare a piedi. «E questo non lo troviamo giusto - tuonano i dettaglianti - perché i grossisti non fanno più come al mercato di corso Sardegna che vendevano gli avanzi della vendita all'ingrosso. Adesso - continuano - fanno arrivare degli interi bancali di roba da vendere ai privati». Piccole confezioni di mele, le angurie vendute una a una. Così i mercati rionali muoiono. In tutta l'area comunale genovese ne chiuderanno ben sei. «Qui al mercato di Terralba - dicono alcuni fruttivendoli - ci sono ben tre banchi vuoti che il Comune non riesce ad assegnare nemmeno con i bandi di concorso gratuiti. Questo è un segno che facendo questo lavoro non si guadagna e piano piano stiamo chiudendo». «Perché questi grossisti - si chiedono - invece di vendere al dettaglio a Bolzaneto non vengono a prendere un banco qui nel nostro mercato?».
Ma il problema del mercato di Bolzaneto è anche quello dei «bagarini». Persone che hanno il posteggio ma che non si riforniscono direttamente, ma vanno a comprare la merce dei grossisti e poi la rivendono ai dettaglianti. «Quando arriviamo alle tre della mattina - spiegano- spesso dai nostri fornitori non troviamo la frutta e la verdura che vogliamo perché i bagarini l'hanno già presa. Così siamo costretti ad andare da loro ad acquistarla». «E poi dicono che ci sono tantissimi passaggi e la merce arriva nei negozi più cara. Già all'interno del mercato ci sono mille passaggi. È una vergogna!».
«L'11 ottobre siamo stati invitati all'inaugurazione - raccontano - ma ci è stato spiegato solo come funziona la tessera per far alzare la sbarra dei posteggi. Per il resto è stata solo una passerella di politici, perché si sa, il mercato all'ingrosso è un grosso bacino di elettori». Per questo pare che i dettaglianti siano 700 e le tessere date siano state più di 900. «Sicuramente non è colpa nostra - dice una fruttivendola di corso Sardegna - perché le tessere vengono fatte con l'autocertificazione e rilasciate dal Comune. Quindi non siamo noi che agevoliamo l'abusivismo». «Come non siamo noi - continuano - a fare lavorare scaricatori senza permesso di soggiorno. Lì c'è una sorveglianza che non funziona!».
Domenica i dettaglianti si incontreranno per pensare una strategia di sommossa.

Sicuramente i prossimi giorni bloccheranno il mercato all'ingrosso per fare sentire la loro voce a Tursi.

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