Cronaca locale

Sul balcone la riserva dei semi dimenticati

L’IDEA Tutto è iniziato dal «fagiolo del Thone», ormai praticamente scomparso dal mercato

Non sono oscuri sacerdoti di una setta segreta. I custodi dei semi dimenticati, sono semplici cittadini che usano balconi, terrazze, davanzali e ringhiere per mettere a dimora e far germogliare ortaggi e verdure in via di estinzione. «Un condominio di 105 inquilini a San Donato ci ha chiesto una mano per iniziare le coltivazioni sul balcone. Ci arrivano richieste anche da Città Studi e da altre zone, tanto che abbiamo costituito una associazione con cui sarà più facile creare e gestire una rete di coltivatori di quartiere». Chi parla è Claudia, una delle tre amiche, le altre due si chiamano Alessandra e Francesca, ideatrici dell’iniziativa Ortinconca: «Un esperimento - dicono in coro - di garden community che ha lo scopo di produrre verdura ritenuta poco competitiva dalla grande distribuzione e, nel contempo, che cerca di rafforzare i rapporti tra vicini di casa».
A furia di parlarne tra loro e con i conoscenti, a furia di appendere in bar e negozi il loro volantino-manifesto sulla biodiversità in cucina, le tre amiche sono riuscite a scalfire la proverbiale indifferenza dei milanesi. E così, a distanza di pochi mesi dalla sua nascita, Ortinconca annovera già 85 sostenitori, tutti vicini di casa delle tre amiche, residenti tra Conca del Naviglio, corso Genova e via Gabriele d’Annunzio. Ma gli appassionati che ambiscono a produrre in casa verdure che non siano i soliti «superortaggi» pieni di cellulosa per resistere stipati in celle frigo per settimane, sembrano destinati a crescere. Si potrebbe pensare a un passatempo un po’ snob se l’argomento legato alla standardizzazione dei cibi non fosse maledettamente serio: nelle valli del Lecchese, ma è solo un esempio tra moltissimi, in passato c’erano 23 qualità di mele renette. Oggi ne sopravvive solo una, oltretutto ibrida, per resistere il più a lungo possibile nel periodo che intercorre tra il raccolto e la vendita. «Secondo noi - prosegue Claudia - è proprio per non smarrire del tutto il legame tra cibo, territorio e cultura che iniziative come la nostra cominciano a fare breccia proprio a Milano».
Ma cosa coltivano, nei loro piccoli orti verticali, questi irriducibili del «brutto ma buono»? In principio, e siamo all’inizio del 2009, viene scelta una qualità di fagiolo quasi estinta. È un legume molto particolare, ribattezzato «fagiolo del Thone» dal nomignolo del coltivatore di Gazzaniga (Bergamo) artefice del suo ritrovamento. È un rampicante rustico, vigoroso, che supera facilmente l’altezza di due metri e che ha fiori molto decorativi. Incoraggiati dal successo, ecco poco tempo dopo spuntare su qualche balcone del Ticinese anche altri ortaggi inconsueti: pomodori Furioso-Ramella, tondi e robusti; oppure su più ampi terrazzi, i cetrioli-limone, simili ad agrumi per forma e colore e molto buoni in insalata; o ancora, su stretti davanzali, la odorosa salvia sclarea, col suo aroma e la sua fioritura irresistibile per le api, più varie qualità di peperoncino. Tutte specie rigorosamente «abbandonate» dalla produzione ufficiale, e i cui semi vengono forniti da associazioni volontaristiche che propugnano il ritorno al cibo biologico, incoraggiano il recupero dei prodotti locali e benedicono la produzione a «chilometri zero».
Una di queste è Civiltà Contadina, una organizzazione no-profit nata nel 1996 alla quale fa capo proprio Ortinconca. Funziona così: «Una volta ottenuti gli ortaggi - dice Roberto Brioschi, coordinatore milanese di Civiltà Contadina - i neocoltivatori ci restituiscono i semi ottenuti, per consentire non solo altri prestiti, ma anche la salvaguardia delle specie». Semi a prestito, dunque, perché le normative di settore sono molto rigide e non consentono il commercio di sementi che non risultino classificate nell’apposito registro del Ministero dell’Agricoltura. «Un registro - conclude Brioschi - che per motivi commerciali, ha classificato solo il cinque per cento delle tantissime varietà di ortaggi ancora presenti sul nostro territorio».

Ortaggi che proprio per questo, sarebbero a serio rischio di estinzione.

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