Cultura e Spettacoli

Sull’alternanza l’ex Pci non dà ancora garanzie

Un libro chiaro e lucido Una transizione incompiuta? dell’onorevole Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, viene ora pubblicato dalla Rizzoli con una rilettura del politologo Pietro Scoppola. Il volume di oltre 200 pagine fu pubblicato la prima volta nel 1994 dopo la vissuta e meditata esperienza del biennio dal 1992 al 1994 quando l’autore fu Presidente della Camera, con il titolo Dove va la Repubblica. Che sia un libro chiaro e lucido non significa che sia condivisibile da parte di tutti i possibili lettori. Troppo esigua e unilaterale è la conclusione. Nel nostro Paese è in atto una «transizione da portare a compimento», cioè uno sforzo per realizzare obiettivi come «un risanamento morale, un ricambio politico, un rinnovamento istituzionale» del presente e del passato.
Ciò che abbiamo avvertito nella nostra rispettosa lettura è una ricca indagine sul passato e sul presente. Il libro mostra invece un allarmante deficit sul futuro. Questo è ciò che più ci preoccupa per l’opera dell’attuale presidente della Repubblica: la mancanza e l’oscurità di propositi per l’oggi e il domani. Davvero per il futuro «è venuto il tempo della maturità per la democrazia dell’alternanza anche in Italia», come il presidente ha affermato nel messaggio al Parlamento in occasione del giuramento del 15 maggio 2006?
Alternanza con chi? Quella con il Partito comunista la chiedono ancora i nostalgici del regime autoritario, mentre per noi è già tramontata poiché travolta anche dal crollo del Muro di Berlino. Il Presidente della Repubblica per caso ritiene ancora attuale questo obiettivo che a noi pare travolto dalla storia?
Belle e vivaci sono le pagine dedicate alla collaborazione con Giovanni Spadolini, presidente del Senato. Il 27 giugno 1993 Napolitano ricorda l’incontro con Giovanni Spadolini nella sua casa di Pian de’ Giullari. Inoltre egli cita il discorso del Presidente del Consiglio Ciampi del maggio 1993 per il «rispetto profondo delle istituzioni rappresentative».
Nel libro di Napolitano sono presenti soprattutto i giudizi sul passato: mi sgomenta l’assenza di propositi per il futuro, essendo quelli presenti soltanto giudizi di un capo di partito. Quelli di Napolitano valgono per il passato, non danno sufficienti garanzie per il futuro.
Noi quindi pensiamo che Napolitano sia un ottimo giudice come capo di un partito del passato, in particolare come esponente del partito comunista: ma non di quello che dovrebbe essere per il presente e l’avvenire. Peccato, cioè, che Napolitano non ci rassicuri per il domani: troppo evidente è la sua appartenenza ad un partito politico che come il suo libro conferma essere un partito ormai sepolto nelle rovine e nell’archeologia di un passato.

Quindi ci pare il suo orizzonte incompatibile con le speranze e le certezze di un futuro di libertà.

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