Politica

Sull’economia Europa e Usa non smettono di litigare

Al G8 che riunisce i Grandi della Terra non c'è stato un grande accordo in materia economica e finanziaria. Del resto non se lo aspettava nessuno e forse è stato meglio che sia andata così. Vediamo perché.
Hanno concordato solo sul fatto che la ripresa è ancora fragile e a rischio, ma questo lo sapevamo anche noi. Non ci voleva il G8.
Il Presidente degli Usa ha insistito molto perché si trovasse un accordo sull'idea di una tassa a carico delle banche ma su questo ogni Paese è stato lasciato libero di fare come ritiene. Circolava anche l'idea di una tassa sulle transazioni finanziarie (quella che viene chiamata Tobin tax dal nome dell'economista che l'ha ideata) ma anche su questa l'accordo non c'è stato e la posizione dell'Italia, rappresentata da Silvio Berlusconi, è stata giustamente contraria. Guardando al nostro orticello una tassa sulle banche significherebbe un aumento ulteriore dei costi dei risparmiatori. Qualcuno immagina che la tassa sulle banche sarebbe assorbita dalle banche stesse magari attraverso risparmi al loro interno? Ma neanche per sogno. Sulla Tobin tax è stata corretta la nostra posizione: a parte che nessuno è sicuro di come andrebbe applicata perché sarebbe difficilissimo a livello globale, è certo che finirebbe che non sarebbe applicata da tutti e si creerebbero nuovi paradisi fiscali dove i soldi emigrerebbero per non pagarla.
Sulle strategie sul come uscire dalla crisi tra Europa e Usa le differenze sono ancora più acute. Obama sostiene che occorre guardare alla crescita e non solo al rigore finanziario e così si sta movendo l'America accumulando deficit nella certezza che la ripresa verrà e lo ridurrà. L'Europa, Merkel in testa, tiene una linea dura sulla tenuta dei conti pubblici perché è terrorizzata da ciò che è successo in Grecia e che potrebbe succedere in altri Paesi. La divisione non è ideologica. Partiamo infatti da posizioni diverse e l'Europa non ha una guida politica forte ed unica che le consenta di affrontare la crisi con la forza statunitense. In altre parole non siamo sicuri che l'Europa faccia bene a tenere duro sui conti, forse sarebbe meglio una politica più espansiva ma non possiamo permettercela. Da questo punto di vista Berlusconi è più obamiano che merkeliano e vorrebbe spingere sulla ripresa ma sa che deve farlo a costo zero. E morde il freno. Come lo morde tutta l'economia europea.

Paghiamo duramente la politica di chi ci ha preceduto e i disastri del modello socialdemocratico, miseramente fallito, ma non sufficientemente presto.

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