G8 Summit

Super Michelle, l’americana incoronata regina di Roma

La moglie del presidente Usa ha incantato tutti. Le sue "armi": sorriso, semplicità e tanta simpatia

Super Michelle, l’americana incoronata regina di Roma

Roma - Conquista tutti, Michelle. Nel Palazzo, ma anche tra la gente che attende di darle una sbirciatina volante al Colosseo, o chissà quando in giro per la Capitale. Conquista tutti, la moglie del presidente degli Stati Uniti, nel giorno in cui Roma accoglie le consorti di capi di Stato e governo chiamati a raccolta all’Aquila per lo storico G8. Conquista tutti, la signora Obama, anche se con quel vestito giallo sgargiante, con tanto di spilla a fiore verde appuntata sulla spalla sinistra, fa storcere il naso a più di una donna in attesa di commentare abiti e accessori delle first ladies.

I gusti sono gusti, ci mancherebbe. E ciò che conta non è il colore acceso o meno dell’indumento, ma la sostanza. La prima ad accorgersene, al mattino, è Clio Napolitano, consorte del presidente della Repubblica, con cui s’intrattiene nel cortile del Quirinale, mentre i rispettivi mariti sono a colloquio. «Espansiva, cordiale, brillante, molto allegra e alla mano», è il commento della padrona di casa, «soddisfatta della chiacchierata». Già. «C’erano delle aspettative positive e sono state pienamente rispettate», sottolinea la moglie del capo dello Stato, che aveva confidato di essere «curiosa» e «un po’ emozionata» all’idea di incontrare Michelle. Come dire: «Mi fa piacere l’idea di averla di fronte e di parlare in modo semplice e diretto, senza i vincoli imposti dall’ufficialità. Per comprendere meglio i progetti di suo marito, che hanno acceso tante speranze, ma anche i progetti suoi».

Dal Colle al Campidoglio il passo è breve. Anche se secretato, visto che la Obama, a differenza delle altre 10 first ladies, invitate a pranzo da sindaco e consorte, non si fa accogliere all’ingresso principale. E per motivi di sicurezza, Gianni Alemanno e Isabella Rauti salutano l’ospite a stelle e strisce senza tappeto rosso, né foto di rito, né piccione da far svolazzare via, lontano dal Marco Aurelio. Ma non fa nulla. Nella sala Santa Petronilla, intanto, le ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, giunte poco prima dell’una, accolgono le mogli dei Grandi. Dalla messicana Margarita Zavala Calderon, che indossa uno scialle azzurro sopra un vestito nero, alla svedese Filippa Reinfeldt, passando per l’indiana Gursharan Kaur, in tradizionale sari blu, o la sudafricana Sizakele Khumalo, una delle cinque mogli del premier Zuma, con tanto di cappello piumato abbinato ad un tailleur nero con profili e bottoni bianchi. Senza dimenticare la canadese Laureen Teskey Harper, con uno sgargiante abito a fiori bianco e azzurro e una candida giacca di merletto, o la giapponese Chikako Aso, vestita di un tailleur in colori pastello con gonna rosa e giacca verde acqua. A chiudere il gruppo, l’inglese Sarah Brown, che indossa una camicetta in seta bianca su una gonna blu.

Ma tant’è. È ora di sedersi a tavola, alla terrazza Caffarelli. Nel menù, variazioni a parte, medaglioni di astice su purea di melanzane e pomodori, fagottelli «La Pergola», filetto di triglia croccante alle erbe estive, filetto di vitello marinato allo yogurt su purè di albicocche e salsa mou. Pietanze che vengono «raccontate» a fine pasto dallo chef, Heinz Beck, a cui la signora Obama replica con un semplice ma eloquente «thank you».

Seduta di fronte alle due ministre, Michelle prende la palla al balzo per affrontare il tema della fame nel mondo, puntando l’attenzione sulle parole di Hillary Clinton a favore di una «agricoltura efficace e sostenibile». Tocca così alla Carfagna elogiare l’elezione del marito Barack, che «mette fine ad ogni forma di discriminazione negli Usa, una lezione di cambiamento per il mondo». La replica della first lady non si fa attendere: «È sempre un piacere confrontarsi con politici giovani e intelligenti». Prima dei saluti, il cadeau del ministro: due campanelline portafortuna, realizzate in Campania, per le piccole Malia e Sasha.

Insomma, Michelle conquista tutti, anche il sindaco di Roma, e non solo per la sua altezza, su cui non influisce il vistoso tacco. «È la più disinvolta, più alla mano, più amichevole nei rapporti. Dal punto di vista dell’atteggiamento diretto è insuperabile e dopo pochi secondi - spiega Alemanno - sembra di incontrare una vecchia amica». Tanto da definirsi «molto colpito da questa sorta di contrasto tra l’apparato di sicurezza, che era al massimo, e la sua semplicità, l’atteggiamento amichevole che ha avuto nei nostri confronti».
Gli fa eco la moglie. «Michelle è una donna molto consapevole», sottolinea la Rauti, tanto da aver «rinunciato allo shopping, perché non voleva creare disagi al traffico e alla città».

La first lady, aggiunge, «vorrebbe tornare in Italia con il marito e le figlie in una occasione più tranquilla, perché vorrebbe far conoscere alle bambine le bellezze del nostro Paese e insegnare loro che l’Italia non è solo la pizza». Nell’attesa, stavolta è Michelle a farsi conquistare. E durante una visita al Colosseo, vestita di bianco e in compagnia di figlie e madre, ripete di continuo «fashinating». Ovvero, «affascinante».

Infine, cena al centro storico, dinanzi ad un’amatriciana.

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