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Svolta a Cuba: sì alle automobili nuove

Dopo il permesso concesso alcuni mesi fa di aprire e gestire piccole imprese private e quello di acquistare elettrodomestici, la Gazzetta Ufficiale cubana ha finalmente pubblicato l’annuncio della legalizzazione del commercio di automobili nuove per tutti i cittadini

Svolta a Cuba: sì alle automobili nuove

Un altro passettino per cercare di fare di Cuba un Paese normale senza far mollare le redini del potere al partito comunista. Dopo il permesso concesso alcuni mesi fa di aprire e gestire piccole imprese private e quello di acquistare elettrodomestici, la Gazzetta Ufficiale cubana ha finalmente pubblicato l’annuncio della legalizzazione del commercio di automobili nuove per tutti i cittadini. Cose che a noi sembrano ovvie, ma che nella patria del socialismo castrista sono state proibitissime per mezzo secolo.

Tutti i turisti che hanno visitato Cuba hanno potuto constatare lo stato pietoso delle auto che vi circolano. Molti peraltro, vuoi perché indifferenti al destino quotidiano dei cubani o magari perché simpatizzanti col regime che li governa, scambiano il ridotto andirivieni di coloratissimi e ansanti pezzi da museo anni Cinquanta e di antidiluviani autobus «made in USSR» con una simpatica forma di folklore. Si tratta invece della conseguenza di una proibizione imposta per legge: fino a ieri, infatti, a Cuba la vendita e l’acquisto di auto era limitata a quelle prodotte prima della «revoluciòn» del 1959, quasi tutte Chevrolet o Chrysler americane; mentre camion e autobus venivano rigorosamente importati dai Paesi fratelli, nel frattempo sfuggiti a una parentela indesiderata.

Lo stesso valeva per qualche eccezione alla regola, anch’essa constatabile dal visitatore straniero: le Lada o Moskvich di fabbricazione sovietica - pessime copie su concessione di modelli Fiat di oltre quarant’anni fa - erano il lusso concesso dallo Stato-padrone ai benemeriti del regime (artisti, atleti, medici e altri), alcuni dei quali se inviati all’estero ricevevano l’eccezionale privilegio di poter importare in patria per uso personale un’ambitissima auto straniera. Una di quelle vere, insomma.

Le restrizioni di legge si estendevano al controllo sui consumi di carburante, più facile nei confronti di quei dipendenti dello Stato - anch’essi dei privilegiati in quel Paese dove nel nome della felicità collettiva si vieta un po’ di tutto - che utilizzavano auto della compagnia per la quale lavoravano, ma di fatto esteso a tutti per via della cronica carenza ai distributori.

Dal primo ottobre invece comincia, almeno sulla carta,un’era nuova. La legge appena promulgata consente la vendita e l’acquisto di auto senza limitazioni di modello o di anno di fabbricazione, e permette perfino ai privati di diventare proprietari di più di un veicolo. Questa imprevista concessione alla disuguaglianza sociale avrà un piccolo costo: una tassa da pagare un po’ più alta del 4 per cento sul valore dell’auto che spetterà comunque allo Stato. Gli acquirenti dovranno inoltre firmare una dichiarazione giurata secondo cui il denaro usato per l’acquisto deriva dall’unica fonte considerata legale a Cuba: un’attività lavorativa «alla dipendenza dello Stato o nel suo interesse».

Così come per le precedenti concessioni commerciali del regime, rimane da vedere quanti saranno i cubani che potranno avvalersene: la maggior parte di loro guadagna l’equivalente di meno di 20 euro al mese.
Prossima tappa, l’autorizzazione alla compravendita di terreni, prevista entro fine anno.

Chi vivrà (se potrà) comprerà.

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