Cronaca locale

Tangente per le foto in cella, niente attenuanti per Corona: «Si è pure vantato»

Il giudice non concede le generiche al paparazzo condannato per la mazzetta alla guardia penitenziaria di San Vittore. L'imputato aveva raccontato la vicenda in un'intervista a «Diva e donna»

Il suo fare da «bad boy» qiesta volta l'ha fregato. Perché «l'imputato si è addirittura vantato» del reato commesso. Anche per questo motivo, e non solo per i precedenti, non gli vanno concesse le attenuanti generiche. Lo scrive il giudice per l'udienza preliminare Enrico Manzi nelle motivazioni della condanna a un anno e 8 mesi di reclusione inflittagli con rito abbreviato lo scorso 8 marzo per aver corrotto un assistente di polizia penitenziaria. Nel documento, il gup ricorda che l'agente dei fotografi, attraverso l'avvocato Tommaso Delfino, ha pagato 4mila euro all'agente Pasquale Costanzo, per introdurre una macchina fotografica in carcere, quand'era detenuto nell'ambito dell'inchiesta Vallettopoli. Le indagini hanno individuato il periodo in cui è avvenuto lo scambio tra il 13 aprile e il 15 giugno 2007. In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero Frank Di Maio, l'assistente - che all'epoca si occupava di controllare i detenuti e le celle presso il sesto raggio di San Vittore - ha preso dalle mani del legale la mazzetta e in cambio ha portato all'interno del carcere la macchina fotografica. Con quest'ultima Corona, nel frattempo condannato in primo grado a 3 anni e 8 mesi per la vicenda dei presunti fotoricatti ai danni di alcuni vip, aveva scattato delle foto illecite che gli avevano fruttato 20mila euro perché le aveva vendute a Cairo Editore. Corona però ne ha risarciti 8mila al ministero della Giustizia e questo gli è valsa la concessione della specifica attenuante da parte del gup. I coimputati avevano invece patteggiato: Delfino, che pure ha risarcito 8mila euro, la pena di un anno e mezzo di reclusione; Costanzo un anno e 2 mesi. Ora nelle motivazioni, Manzi afferma che se «all'imputato deve essere concessa la attenuante ex art. 62 n. 6 c.p. per avere volontariamente riparato il danno offrendo in sequestro la somma da confiscare (...) quale prezzo della corruzione». Il codice penale prevede questa attenuante a chi ha riparato interamente il danno prima del giudizio. E Corona, tolto dall'importo guadagnato il «prezzo» della mazzetta, lo ha fatto dividendone la spesa con il legale. Manzi prosegue scrivendo che «non si concedono invece le attenuanti generiche in considerazione dei precedenti e della obiettiva gravità del fatto, di cui l'imputato si è addirittura vantato nella già citata intervista». Ovvero quella pubblicata il 12 giugno 2007 dal settimanale «Diva e Donna» in cui descriveva la sua esperienza carceraria.

Sempre «in considerazione dei precedenti definitivi dell'imputato», Manzi afferma che «non è possibile riconoscere allo stesso il beneficio della sospensione condizionale» della pena.

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