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La "tangentiale" rossa porta al centro del Pd

Il caso della Serravalle che ha travolto Penati coinvolge pure il sindaco di Genova Vincenzi: da presidente della Provincia vendette la quota pubblica dell'A7 a Gavio (1,60 euro ad azione). La stessa quota che Penati ricomprerà sei anni dopo a 8,93 euro...

La "tangentiale" rossa porta al centro del Pd

Milano - La Serravalle è un nastro d’asfalto che piace molto a sinistra. Ne sa qualcosa Filippo Penati, sotto inchiesta della Procura di Monza anche per l’acquisto - nel 2005, da presidente della Provincia di Milano - delle quote della società autostradale da Marcellino Gavio. Ma c’è un’altra storia che si snoda lungo l’asse Milano-Genova. Una storia di dieci anni fa che porta nel capoluogo ligure, fatta di acquisti e vendite, di conflitti di interesse, di politici e imprenditori. Una storia che il Giornale è in grado di raccontare con documenti finora rimasti segreti.

GAVIO RINGRAZIA
È il 1999. L’attuale sindaco di Genova Marta Vincenzi (Pd) è presidente della Provincia del capoluogo. Con una delibera che suscita molte polemiche, vende la quota pubblica nella Milano-Serravalle a Gavio. Chi fa l’affare, lo si capirà pochi anni dopo. Perché il costruttore, nel ’99, acquista le azioni all’equivalente di 1,60 euro.
Sei anni dopo, alla sua porta bussa la Provincia di Milano, che con Penati compra a 8,93 euro. La plusvalenza di Gavio sfiora i 180 milioni di euro. Cinquanta di questi andranno nella tentata scalata di Unipol a Bnl.

AFFARI DI FAMIGLIA
Marta Vincenzi è sposata con Bruno Marchese. Dal 2001, Marchese è amministratore delegato della Igm Engineering Impianti srl, di cui detiene quote nominali per 18.759,52 euro su un capitale di 49.400 euro. La Igm - che nel 2004, quando la Vincenzi viene eletta a Strasburgo, finanzia i Ds con 50mila euro - fa studi di progettazione impiantistica nei settori stradale, ferroviario, portuale, e fa parte del Consorzio Rete, del quale Marchese è direttore tecnico dal 2003 e consigliere dal 2006. Il Consorzio Rete è partecipato dal gruppo Gavio, attraverso la società Sias, che ne detiene il 16,667%. La Sias, a sua volta, ha una partecipazione nella stessa società autostradale. E nel consiglio d’amministrazione della Igm siede anche la figlia del sindaco Vincenzi, Malvina Marchese. «Non ho mai fatto affari con Gavio», disse Bruno Marchese in un intervento sul quotidiano il Secolo XIX. Le carte lo smentiscono.

LA TRIANGOLAZIONE
Come funziona lo schema? In pratica, la parti decidono quali lavori effettuare e quanto pagarli, spartendosi i benefici delle operazioni che riguardano anche le autostrade. Su tutte, una maxi-commessa da 7 miliardi di lire. La Sinelec (controllata dal Gruppo Gavio attraverso la Ssat, il cui presidente del cda è Daniela Gavio, figlia di Marcellino) alla fine del 2000 commissiona alla Igm di Marchese i lavori per «fornitura e posa di sistemi elettrici, caselli e gallerie» lungo l’autostrada Salt (Sestri Levante-Viareggio-Livorno), guidata all’epoca da Francesco Baudone, già presidente (Pci) della giunta provinciale di La Spezia. L’opera è di dubbia utilità (sarà pesantemente rivisitata), viene progettata per conto di Salt dallo stesso Marchese e fatta approvare dall’Anas (perizia n.011375 del settembre 1999) a prezzi generosi. Il progettista e computista dell’opera, poi, rientrerà in gioco come subappaltatore di Sinelec, in violazione della legge Merloni sui lavori pubblici allora vigente. Ancora, l’amministratore delegato della Sinelec è Aldo Piccinini - scomparso nel 2004 - ex presidente del Ccpl (Consorzio cooperative produzione e lavoro), e marito di Giovanna Senesi, senatrice Pd e all’epoca nel cda di Milano-Serravalle. È lui a firmare i documenti che finiscono sulla scrivania di Marchese. E c’è la firma di entrambi su un atto del 22 novembre del 2001. Quel giorno, l’affare viene stranamente bloccato.

BINASCO, IL RITORNO
Al tavolo, in quel novembre, siedono in quattro. Per la Igm, Marchese e l’ingegner Montagnoli. Per la Sinelec, Piccinini e Bruno Binasco, l’imprenditore arrestato nel 1993 per aver finanziato illecitamente il Pci tramite Primo Greganti («il compagno G») con 150 milioni di lire e ora nuovamente indagato nell’inchiesta di Monza con l’accusa di aver versato illecitamente a Penati 2 milioni di euro nel 2010. Stando al verbale di riunione, si decide di chiudere anticipatamente l’ordine da 7 miliardi. Versando, in pratica, una maxi-penale: 550 milioni per «il lavoro pregresso già eseguito dalla Igm». E altri 400 milioni giustificati con poca chiarezza: la «Sinelec - si legge - ordinerà a Igm una prestazione di ingegneria per un importo in parti a 400 milioni di lire». Una strana operazione che ricorda i meccanismi di ingegneria finanziaria che avrebbero messo in piedi altri personaggi (Penati, gli imprenditori Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina, Binasco) su cui indagano i magistrati di Monza.

CHILOMETRI D’ORO
E a ritornare, è sempre Serravalle. Nel 1999, a Genova, e nel 2005, a Milano. L’allora Ds Marta Vincenzi - ora di nuovo in corsa nelle primarie del Partito democratico per la carica di sindaco del capoluogo ligure - vende a poco. Filippo Penati (Pd) compra a tanto. In mezzo, Marcellino Gavio, che per l’autostrada incassa un assegno stratosferico da Palazzo Isimbardi. Su Penati piovono le censure dell’opposizione, critica verso un’operazione considerata troppo onerosa. Alla fine del suo mandato in Provincia, l’ex sindaco del piccolo comune di Sesto San Giovanni diventa capo della segreteria politica del partito. Poi, di colpo, il braccio destro di Pier Lugi Bersani lascia l’incarico. Siamo a novembre.

Ancora pochi mesi, e sarà travolto dalla bufera giudiziaria.

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