Cronaca locale

Il tango di Ute Lemper tra fatalità e passione

Dai fumosi cabaret di Berlino ai brillanti colori di Buenos Aires, attraverso il melting pot multiculturale delle strade di New York e il lirismo dei vicoli di Parigi. «Il tango è come il gospel: è lo schermo della disperazione, ma è anche passione per la vita». In scena al Teatro Strehler fino al 7 febbraio, la bellezza algida di Ute Lemper, l'affascinate artista tedesca che ritorna al Piccolo con il suo nuovo recital Last Tango in Berlin, viaggio musicale da Brecht a Piazzolla, da Berlino a Buenos Aires. Dopo il doppio e fortunato recital Voyage e Angels over Berlin del 2007, la cosmopolita cantante-attrice (ha lavorato con Peter Greenaway e Robert Altman) e ballerina con l'ossessione costante per Berlino, porta in scena al Piccolo il gemellaggio tra la capitale tedesca e Buenos Aires. Un mosaico multiculturale in musica e canto, che trasporta le sonorità di Astor Piazzolla in Postdamer Platz e che intreccia le diverse sonorità dello spagnolo, del portoghese, del francese, dell'inglese e del tedesco: un itinerario che va da Jacques Brel ad Edith Piaf, fino a Nino Rota e la tradizione yiddish. Accompagnata al pianoforte da Vana Gierig, al bandoneon da Tito Castro, al contrabbasso da Steve Millhouse e alla batteria da Todd Turkisher, Ute Lemper dedica un omaggio al tango da tutto il mondo, ai suoi racconti d'amore, di vita, di morte, di fatalità e passione. «Le canzoni sono come una medicazione che cerca e trova i diversi malesseri del corpo del mondo e del corpo della vita, tentando di guarirli in modo positivo e poetico…» , dice l'artista che, fin dagli anni ’80, è stata l'indiscutibile vestale di Bertolt Brecht e di Kurt Weill e dell'altalenante saga della Germania di Weimar. Rigorosa conoscitrice dell'opera di Weill e dell'intero repertorio della Berlino che fu, la cantante si è avvicinata alla canzone francese mista alla poesia di Brel e Prevert. La sua carriera è stata fino a ora straordinariamente varia, grazie anche alla grande versatilità che la contraddistingue. Nata a Munster, in Germania, ha completato i suoi studi all'Accademia di Danza di Colonia e alla Scuola di Arte Drammatica Max Reinhardt di Vienna. Il suo debutto musicale è avvenuto proprio sulla scena viennese di Cats. In seguito è stata Peter Pan (a Berlino) e Sally Bowles nel Jerome Savary's Cabaret (a Parigi), ruolo per il quale ha ricevuto il premio Molière come migliore attrice di musical. Ha inoltre recitato nel ruolo di Lola nell'Angelo Azzurro e Maurice Béjàrt ha creato per lei il balletto La mort subite. E' anche apparsa in Weill Revue, con il Tanztheater di Pina Bausch e ha lavorato a Londra dove ha incontrato il minimalista di Michael Nyman. A New York, dove ormai vive da tempo, si è messa alla prova anche con i repertori di Tom Waits, Joni Mitchell e Sting. Dell'Italia dice: «Adoro il vostro Paese e l'italiano è una lingua estremamente musicale, solo che il tipo di canzoni che io interpreto è più aspro. In Francia o in Germania è sempre esistita una scuola che imponeva un afflato recitativo ai testi, invece da voi il semplice parlare assomiglia al canto».

In Italia, la cantante tornerà come ospite al Festival di Spoleto, dove presenterà il suo lavoro sulle storie di fallimento e speranze di Charles Bukowski, a fianco di Alessandro Haber.

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