Cultura e Spettacoli

Tanta voglia di girotondo

RomaNaturalmente non si aspettavano che Berlusconi, mercoledì sera, annunciasse il parziale reintegro (circa 60 milioni di euro) del Fus tagliato. Preso un po’ alla sprovvista, il MovEm 09, che poi sarebbe il Movimento Emergenza Cultura Spettacolo Lavoro al quale aderiscono 40 associazioni, ha tentennato un attimo prima di decidere che a quel punto, dopo tanti annunci roboanti, bisognava egualmente farsi sentire alla conferenza stampa della Mostra. Ma in che forme? Rivendicando come un successo la retromarcia del governo o rilanciando, per la serie «non ci fermeranno con l’elemosina»? Alla fine, dopo fitto scambio di pareri notturni, l’idea di buttarla un po’ sull’happening creativo, anche burlone, utilizzando l'appuntamento di rito al romano Excelsior come cassa di risonanza per esprimere «la nostra indignazione».
Così è stato. Non che il presidente Baratta e il direttore Müller fossero contenti della faccenda, vissuta come un dispetto, un’invasione di campo, ma come sottrarsi al blitz dei cineasti famosi? Tanto più in presenza di polizia e carabinieri, chiamati irragionevolmente dall’hotel a presidiare l’ingresso. Bisogna riconoscere che, benché spuntata dalla contromossa del Cav, la protesta ha finito col vivacizzare la giornata, rendendo più soporifera del solito la successiva conferenza stampa. Per venti minuti, ergendosi «in difesa dei diritti del pubblico» contro «un governo che vuole mettere a tacere tutte le voci libere del Paese» (vabbè), i big del cinema italiano hanno improvvisato una contestazione all’antica sessantottina, pure divertente, con attori e attrici a distribuire i volantini in sala, mentre Sergio Castellitto, Carlo Verdone, Andrea Purgatori e Ugo Gregoretti si preparavano a parlare. Proprio Castellitto, alla Mostra con due film, ha strappato l’applauso militante riducendo in pezzettini a fine lettura - «Facciamo un gesto futurista!» - il proclama di lotta. Molto gradita anche la finta lettera del ministro Bondi vergata nella notte dai «Centoautori». Magari un po' troppe 7.764 battute, non tutte croccanti nel tono sarcastico, specie nel finale sfottitorio nei confronti della Lega, ma il ministro farebbe male a prendersela. In fondo gli hanno detto di peggio.
S’intende, mancava Nanni Moretti, che si muove di rado, se possibile da solo, per non confondersi con gli altri (ma davanti a Montecitorio si fece vedere). In compenso, una buona fetta di cinema italiano ha risposto all'appello. C’erano attrici come Sabrina Ferilli, Claudia Pandolfi, Paola Cortellesi, attori come Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria, registi come Daniele Luchetti, Cristina Comencini, Paolo Taviani, Citto Maselli. Tutti immersi in un clima di orgogliosa mobilitazione di classe, anche accorata, non aggressiva, semmai un po’ consunta nei modi e nelle parole. Del resto, è difficile inventarne di nuovi. E a non dire dell’enorme potere di attrazione che la Mostra di Venezia, tutto sommato, continua a esercitare su chi vi partecipa, in concorso e fuori. Come sapete, ogni anno i nostri registi promettono «mai più al Lido», poi però si forma una fila lunga così (stavolta sono addirittura 22 i titoli tricolori selezionati).
Dispiace che alla fine, mentre la protesta stava spegnendosi, il solito fesso abbia preso a insultare al grido di «Fascisti», «Buffoni». Riflessi condizionati. Più originale quel «Siete tristi!» indirizzato al presidente Baratta.

La replica? «La tristezza è l'atteggiamento più rivoluzionario che si possa avere».

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