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Tarantini: "Basta con il gioco al massacro vi svelo la trappola contro il premier"

Ecco la verità dell'imprenditore al centro dell'indagine di Bari: "Mai procurato una escort. Giravo con belle ragazze solo per fare bella figura. Spero che il presidente mi perdoni. Ho dati soldi solo per rimborsare le spese di viaggio"

Tarantini: "Basta con il gioco al massacro 
vi svelo la trappola contro il premier"

Misura le parole, l’eloquio è pacato, pensa a lungo alle cose da dire. Sa di essere nel mirino, e sa anche che ogni sua frase verrà analizzata e interpretata a seconda delle convenienze. Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore al centro dell’inchiesta di Bari che ha toccato anche il premier, decide per la prima volta di rispondere alle accuse perché, dice, «sono stanco di questo gioco al massacro, stanco di leggere tante falsità, stanco di essere definito un procacciatore di escort». L’impressione che dà è quella di un uomo che non sa come uscire da questa spirale perversa. Lui, che viveva nel «mito» di Berlusconi, ha contribuito a mettere nei guai il premier per darsi arie con gli amici, per dimostrare a tutti che lui era amico di tante belle donne e conosceva bene il presidente del Consiglio. «Che cavolata che ho fatto, che stupido sono stato...».
Signor Tarantini, così a caldo, senza pensarci troppo, cosa ne pensa di tutta questa storia?
«Penso sia qualcosa di surreale, di paradossale. Non riesco ancora a credere come mi sia venuto a trovare in questa vicenda che è molto, ma molto più grande di me».
Come, quando e tramite chi ha conosciuto Silvio Berlusconi? Lei ha parlato dell’agosto 2008, conferma?
«Sì, sono stato dal presidente a Villa Certosa per una cena con moltissimi ospiti. Il presidente voleva conoscere Abramovich per chiedere il prestito di Shevchenko al Milan ed il nostro gruppo di amici conosceva bene il presidente del Chelsea, che poi gli fu presentato e col quale concluse l’accordo. Osservo anche che tutti i parlamentari che trascorrono le vacanze a Porto Rotondo o Porto Cervo si sentono in dovere di passare a visitare il presidente. E allora lui li invita tutti insieme e con una sola serata li incontra tutti. Lo stesso fa per quanto riguarda i suoi amici. Con un invito cumulativo si disobbliga con tutti».
Lei in una breve nota alle agenzie di stampa ha chiesto scusa al premier per averlo danneggiato. Può essere più preciso? Qual è la sua «colpa»?
«Allora. Occorre partire da un presupposto: io ho sempre ammirato il presidente, anche prima che entrasse in politica come imprenditore. Da quando è sceso in campo come leader, ha fondato Forza Italia ed ha salvato l’Italia dalla sinistra, per me è diventato addirittura un mito. Così, quando ho avuto la possibilità di conoscerlo, ho toccato il cielo con un dito. Non mi sembrava vero. Poi l’ho conosciuto sul piano personale, con la sua simpatia, il suo calore umano, il suo rispetto per gli altri, la sua genialità. Davvero irresistibile. E ho creduto che sarebbe stato più facile frequentarlo facendomi accompagnare da bellissime ragazze, come per esempio Manuela Arcuri. Da qui è venuta fuori la storia che ha occupato i giornali e che è nella realtà molto diversa da come è stata raccontata».
E cioè?
«E cioè che il presidente non poteva neppure lontanamente immaginare che io, per fare bella figura con lui, rimborsassi a delle ragazze le spese che dovevano sostenere per venire a Roma e soggiornare in albergo. La stampa di sinistra poi ha avanzato la tesi che addirittura le pagassi per una loro prestazione “intima”».
E non è mai stato così?
«Ma figuriamoci! Ma vi rendete conto? Conoscere il presidente è per tutti un privilegio. C’è la fila per incontrarlo e frequentarlo. Quanto alle ragazze, alle donne in generale, sono loro che corrono dietro a lui, e non viceversa. Ripeto: chi conosce il presidente resta colpito, affascinato. Molte signore mi hanno detto che dopo aver conosciuto lui tutti gli altri sembrano incolori e inesistenti. Pagherebbero loro per una storia col presidente!».
Va bene. Quindi?
«Chiedo nuovamente scusa al presidente per aver dato il pretesto a Repubblica, all’Espresso e agli altri organi della sinistra di coinvolgerlo in questo tipo di storie. Ne sono molto addolorato».
Abbiamo capito. Lei è addolorato, pentito del macello che ha combinato, ammira il presidente del Consiglio. Ma il problema è un altro. Le indiscrezioni di stampa di queste settimane la stanno facendo passare per un poco di buono, un procacciatore di escort. Come risponde?
«Devo ammettere di essere immesso in un certo giro di conoscenze e di aver forse esagerato. Ma non ho mai procurato donne a nessuno, tantomeno al presidente che, scusate se insisto, potrebbe averne di suo quante ne vuole. Per fare bella figura in giro, magari anche per accreditarmi come conquistatore, ho cercato sempre di farmi vedere con delle belle ragazze. Quando ho dato dei soldi è stato soltanto, voglio ribadirlo, per rimborsare le spese che dovevano sostenere per gli spostamenti».
Conoscerà certamente Patrizia, Barbara, Lucia, Terry, Eva. Da quante sue «amiche» si è fatto accompagnare alle varie feste di politici, tra cui anche a quella di Silvio Berlusconi?
«Adesso non ricordo esattamente se le ho portate tutte e in quali occasioni. Ma per quanto riguarda il presidente, mi sono mosso solo per farmi bello, per fare bella figura. Ho sbagliato, lo so...».
Andiamo avanti. Proprio perché se ne sono dette tante, può spiegarci come ha conosciuto l’ormai nota Patrizia D’Addario? Sapeva che faceva la escort?
«Se avessi saputo una cosa simile non l’avrei mai frequentata e tantomeno l’avrei portata ad una cena col presidente. Lei si era presentata come figlia di un imprenditore del settore edile. Ed è stata lei a insistere per poter conoscere il presidente. Ho letto che avrebbe chiesto a me e al presidente di intervenire su una pratica edilizia. Ma vi rendete conto? Ma come si può pensare che il presidente potesse fare qualcosa in un Comune, in una Provincia, in una Regione, tutte amministrate dalla sinistra? Una vera assurdità. Ne viene fuori che questo è stato soltanto un alibi per coprire la sua vera “missione”».
Senta, Tarantini. Che cosa ha pensato quando ha letto il racconto della D’Addario al «Corriere della Sera»?
«Ho pensato quello che hanno pensato tutti: che qualcuno avesse progettato con lei di tendere un’imboscata al presidente a fini politici e che tutto fosse stato progettato con cura. Il registratore, le testimonianze delle amiche e infine quella dichiarazione davvero incredibile: “Io sono una escort e costo mille euro a prestazione”. Quanto deve farsi dare una persona per una patente di questo tipo che le segnerà la vita? La risposta di tutti è: molti, molti soldi. Perché tutti la considereranno per quello che si è dichiarata e, come escort, nessun cliente potrà più fidarsi di lei. È come se un avvocato rivelasse i segreti dei suoi clienti per denunciarli magari alla polizia. E allora la domanda successiva è: chi glieli ha dati i soldi? Quanti gliene ha dovuti dare? Vedrà che prima o poi verrà fuori tutto. Io ne sono sicuro...».
Torniamo alle ragazze che si portava avanti e indietro. La seguivano tutte a titolo di mera amicizia?
«Devo dire di sì anche perché partecipare a una cena in ottima compagnia non è un sacrificio, è un divertimento e un privilegio. Non parliamo poi dell’opportunità di conoscere Silvio Berlusconi, il numero uno in Italia, e non solo».
Due di loro, però, non parlano di incontri a titolo di amicizia. Patrizia D’Addario e Barbara Montereale hanno detto di aver ricevuto un compenso in denaro da lei. C’era davvero un rimborso differente nel caso in cui la ragazza passasse la notte fuori?
«Ma non diciamo stupidaggini. Sono totali e assolute falsità. Lo ripeto ancora perché evidentemente non sembra chiaro: io ho rimborsato qualche volta soltanto le spese di viaggio e di albergo».
Si è discusso moltissimo in ordine all’asserita assenza di controlli nei confronti degli ospiti di Palazzo Grazioli. Lei è stato controllato?
«Sarebbe stato paradossale che ospiti, invitati a cena in una casa privata, venissero sottoposti a controlli o perquisizioni. Per quanto mi riguarda, avevo l’abitudine di avvisare prima di arrivare».
Lei che c’era, cosa sa dire in ordine alle circostanze riferite dalla D’Addario circa la cena dal presidente del Consiglio la sera tra il 4 il 5 novembre 2008?
(Scuote la testa) «Allora: si è trattata di una cena del tutto normale, durante la quale, e data anche la ricorrenza delle elezioni Usa, si è prevalentemente parlato di politica. E tutti gli altri ospiti e le altre ospiti erano supporter politici del presidente: per questo facevano la ola. Quanto ho letto sui giornali in merito a quella sera è fuori dalla realtà. Non risponde a verità».
Un’altra cosa, Tarantini. Sembrerebbe che la D’Addario sia stata invitata a candidarsi per la formazione politica «la Puglia prima di tutto» su sua indicazione, così almeno sostiene l’interessata. Nel partito negano sostenendo che s’è presentata spontaneamente. Ci dica come stanno realmente le cose.
«Non ne so assolutamente niente. Quel che è certo è che non ho fatto io nessuna proposta in tal senso anche perché non ne avevo assolutamente titolo».
Restiamo alla politica pugliese. Lei, a livello locale, frequentava molti politici di centrosinistra. Anche con loro ha cercato di «mettersi in evidenza» circondandosi di belle ragazze?
(Sorriso) «Diciamo che avere al fianco una bella ragazza fa sempre comodo, ti rende certamente meno noioso».
E la storia della sua «garçonnière» in via Roberto da Bari, nel capoluogo pugliese, dove alcuni suoi amici politici incontravano ragazze presentate da lei?
«Un’assoluta e totale falsità. Ne sono indignato».
Si è discusso dell’affitto, da parte sua, di una villa in Sardegna finalizzato a realizzare chissà quali operazioni collegate alle feste a Villa Certosa. Che cos’ha da dire in proposito?
«Ho affittato la villa a Capriccioli molti mesi prima di conoscere il presidente e ci ho passato le vacanze con mia moglie e la mia famiglia. Quanto ad immaginare operazioni col presidente, o ritorni (per me) lavorativi, voglio dire che con lui non ho mai neppure parlato delle mie aziende e del mio lavoro. L’argomento preponderante era la politica e in subordine l’economia. E si scherzava su tutto, ovviamente anche sulle ragazze».
Lei ha revocato l’incarico al suo avvocato Russo Frattasi, candidato sindaco per l’Udc a Bari, che ha siglato un apparentamento con Emiliano e il Pd al ballottaggio. Siccome si è rumoreggiato anche su questo aspetto, può dirci qual è il motivo della revoca?
«Premetto che non ho condiviso l’apparentamento dell’Udc con la sinistra così come credo non l’abbiano condiviso i suoi elettori, tuttavia è stato l’avvocato Russo Frattasi, con lealtà, a rinunciare all’incarico poiché non poteva adeguatamente assistermi a causa dei suoi impegni politici».
Ci può spiegare perché licenziò Alessandro Mannarini, un suo collaboratore oggi indagato per droga, dopo averlo fatto lavorare nella sua villa in Sardegna? Sapeva che aveva problemi con gli stupefacenti?
«Preferisco non dire nulla a questo proposito. Ci sono indagini in corso e comunque faccio presente che avendo preso io la decisione di interrompere il rapporto di collaborazione, è comprensibile che possa coltivare un qualche risentimento nei miei confronti».
A suo avviso che legame c’è tra questo filone e quello collegato agli appalti della sanità in Puglia che sembra coinvolgere pezzi grossi del Pd?
«Anche su questo tema non credo di dover intervenire. Voglio invece ribadire le mie scuse al presidente Berlusconi che è la persona di gran lunga migliore che io ho incontrato nella mia vita e che si è sempre comportato nei miei confronti in modo perfetto. Mi dolgo di aver dato ai suoi nemici l’occasione di attaccarlo su una cosa che non è assolutamente vera ma che può apparire verosimile.

Spero che mi perdoni perché so che è un uomo che non sa portare rancore».

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