Stile

Tavignano, il Verdicchio si fa bello

I l Verdicchio è il re dei vitigni delle Marche, eppure forse a causa della tradizionale modestia di questa terra viene spesso dimenticato nel novero dei grandi bianchi italiani, dove pure merita di stare. Ogni volta che degustiamo un'interpretazione del Verdicchio - soprattutto se parliamo di quello dei Castelli di Jesi - ci rendiamo conto che questa è una piccola grande ingiustizia. È capitato di recente assaggiando le creature della Tenuta di Tavignano, azienda appollaiata sulle colline che dominano Jesi, relativamente giovane (è nata all'inizio degli anni Novanta) eppure già in grado di dare riconoscibilità e costanza qualitativa alle sue etichette.In particolare parliamo del Misco che Ondine de la Feld, nipote di Stefano Aymerich di Laconi (fondatore dell'azienda) e l'enologo Giulio Piazzini stanno trasformando in un imperdibile della tipologia. Due le versioni: il Classico Riserva e il Classico Superiore, entrambe dell'annata 2014, entrambi affinati interamente in acciaio, entrambi sui lieviti, il primo per 18 mesi e il secondo per 12. Due vini con tratti in comune, quali la freschezza e la sapidità, ma il primo con una silhouette più pronunciata: maturo, pieno ma pure elegante e sobrio. Prezzi assai competitivi, poco sotto e poco sopra i 10 euro. Nel caso del Classico Riserva un piccolo miracolo.Terza versione del Verdicchio il Classico Superiore Villa Torre. Poi gli immancabili Pecorino (un Offida Docg) e Passerina (Marche Igt), e - tra i rossi - il Lacrimna di Morro d'Alba Doc Barbarossa, il Rosso Piceno Doc Libenter e il Rosso Piceno Doc Cervidoni. Ultima scommessa Il Pestifero, blend di Verdicchio e Malvasia imbottigliato a fermentazione non ultimata e perciò mosso.

Un vino scanzonato, a ciò contribuendo anche la bottiglia «birresca» con tappo a corona.

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