Sport

Tavolo flop e Petrucci ci resta male:«Non è un fallimento»

Il presidente del Coni ammette l'inutilità dell'incontro con i presidenti dopo oltre quattro ore di discussione. «Non è stata premiata la buona volontà, ci penserò bene prima di riprovarci». Moratti, Della Valle, Agnelli fermi sulle loro posizioni. Abete: «Contrasteremo in ogni modo il ricorso al Tar della Juve»

Il presidente del Coni c'è rimasto male. Forse non aveva capito che Moratti e Agnelli sono al muro contro muro. Una delusione palpabile, a testimonianza che il cosiddetto "tavolo della pace" non rappresentava solo un punto di partenza per un futuro più sereno all'interno del mondo del calcio, ma in cuor suo anche una possibilità concreta di chiudere una volta per tutte le ferite di Calciopoli. Quattro ore e 36 minuti chiusi nel salone della Giunta del Coni per non raggiungere alcun obiettivo. Ferite difficili da rimarginare. «Passi in avanti non ce ne sono stati - ha ammesso Petrucci - la buona volontà purtroppo non è stata premiata. Non è una sconfitta del calcio e non mi va di considerarlo un fallimento, anche perchè ho la coscienza a posto, avendo messo cuore ed entusiasmo».
Il tentativo andava fatto, sostiene Petrucci. «Anche senza aver raggiunto un risultato proveremo a guardare avanti: è stato un tentativo non riuscito e basta. Detto questo, il passato deve essere chiuso e bisogna pensare al futuro. Andrò avanti per la mia strada, presumo e mi auguro con il presidente Abete, ma è chiaro che sono molto dispiaciuto, anche se non ho nulla da recriminare e per questo sono sereno».
Meglio non cercare altri confronti nel futuro. Il presidente del Coni lo ha capito. «Certo, visto come sono andate le cose, ci penserò bene ora prima di fare altri incontri, ma resto ancora fiducioso. Diranno beato te, ma ci credo ancora. Anche se molti erano scettici, sono venuti tutti gli invitati, e nessuno si è alzato dal tavolo per quasi cinque ore. Non è una grande soddisfazione perchè avrei voluto un altro risultato finale, ma ci proverò finchè avrò la responsabilità dello sport italiano».
Ma a sentir Moratti (mezze frasi), Diego Della Valle, irremovibile sulle sue linee, e Agnelli in un silenzio assordante, c'è poco da sperare per il futuro. Alla faccia della benedizione del presidente della Figc, Giancarlo Abete. «Resta un conflitto su ferite profonde, prendiamo atto che questo sforzo non è riuscito a sanarle. Speravamo in un esito diverso: il confronto è stato civile, ma resta. Il rispetto è cresciuto, ma la situazione di conflitto con posizioni differenziate è rimasta».
Un conflitto che nelle aule del Tar va avanti con la richiesta danni della Juventus alla Figc per 443 milioni di euro. «Ho parlato a lungo con Andrea Agnelli, e posso dire che i rapporti personali sono di grande serenità e trasparenza - ha aggiunto Abete - Certo, c'è questo ricorso al Tar, e noi faremo la nostra parte, contrastandolo in maniera serena e civile sulla base delle nostre argomentazioni. Un'eventuale passo indietro della Juve? È una considerazione che farà la società bianconera, se e quando lo riterrà opportuno. Non c'è una situazione stressata». Su un argomento Abete non ha dubbi: «Noi siamo un organo super partes. Calciopoli l'ho combattuta prima, e ora mi trovo a combattere gli effetti.

Non ci sono fondi stanziati per fare fronte a questo ricorso, perchè significherebbe fermare la federazione per due o tre anni, considerando che gli introiti ammontano a circa 180 milioni di euro l'anno».

Commenti