Roma

Teatro Famiglia, una bislacca giostra di orrori

Nello scenario attuale, in cui il teatro sempre più prende coloriture cupe, non è cosa da poco trovare pièce che sappiano descrivere l’inarrestabile deriva della famiglia e dei rapporti generazionali attraverso lo sguardo del paradosso. Agli autori francesi va riconosciuto questo merito. Basti citare il successo de Il dio della carneficina di Yasmina Reza. O basti andare alla Sala Uno, dove Reza Keradman firma una felice regia della fantasiosa I coltelli nella schiena, le ali nel muso di Pierre Notte: drammaturgo, regista e attore di cui lo stesso Keradman ha già portato in scena, nel 2008, Anche io, je suis Catherine Deneuve e di cui l’edizione 2010 della rassegna Face à face ha proposto la lettura di Due vecchiette dirette al nord con Iaia Forte. Ma torniamo ai «coltelli» e alle «ali» di quest’ultimo lavoro che, interpretato da un ottimo cast, ha aspirazioni da varietà e mescola circo a echi futuristi assemblando materiali diversi e citazioni molto raffinate (dal mito classico a Ibsen) che ci catapultano nel meccanismo malato di una famiglia grottesca. Famiglia la cui stravaganza tradisce in realtà problematiche e dinamiche molto reali. Ecco la madre nevrotica, distratta ed esagitata della bravissima Monica Samassa (quasi un manichino biomeccanico che spinge fisicità e mimica alla caricatura più netta). Ecco il padre grigio, abulico e sfuggente interpretato con sottile (auto)ironia dal regista. Ecco la figlia sedicenne e ribelle che «odia essere toccata», si identifica nel fantasma «cantante» della nonna e si massacra le braccia di tagli aspettando il momento giusto per andarsene (l’ottima Caterina Misasi). Ecco infine una girandola di figure di contorno tra le quali spicca l’insegnante frustrata e l’amica della madre, entrambe affidate a un’efficace Giulia Weber. Epopea moderna, dunque, che è anche favola (nera) e viaggio di iniziazione: storia giovanile puntellata di ombre e angosce dove il destino (la donna che cuce) prevede un amore coetaneo (anche lui in fuga) e, al contempo, una scogliera in odore di probabile suicidio. Salvo poi dover garantire che la commedia torni a essere tale e che, tanto più, si chiuda con una chiara morale. Perché in fondo le funamboliche vicende raccontate da Notte non sono altro che surreali visioni attinte alla nostra società: istantanee ritoccate con originale iperrealismo che fotografano genitori e figli distanti, crisi di coppia, fragilità adolescenziali, sogni comuni per comporre una bislacca giostra di orrori e tremori targati terzo millennio. Repliche fino a domenica. Info: 06.

89531154.

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