Stile

Tecnici e chic: gli abiti Slam che sfidano vento e mare

All'inizio era solo un maglione da regata fashion. Ora l'azienda dei 4 amici genovesi chiude l'anno con 20 milioni di fatturato

Laura Verlicchi

Quattro amici e un negozio al posto del bar: la storia di Slam inizia come la canzone di un altro grande genovese, Gino Paoli. Ma questa volta finisce con un successo: Gian Andrea Zucchi, Luigi Monaco d'Arianello, Giovanni Crosio e Andrea Laura, tutti appassionati velisti, hanno avuto l'idea vincente, utilizzare per i maglioni da regata il pile, un materiale che in quel 19 dicembre 1979 si usava tutt'al più per i peluche. Loro hanno capito che quel tessuto capace di asciugarsi in un attimo è l'ideale per andare in barca d'inverno, risparmiando al velista ore di umidità e brividi causati dai maglioni di lana inzuppata dalle onde: e propongono la prima collezione in occasione del campionato invernale. Il passaparola tra i velisti entusiasti ne decreta il successo, e Mickey Bear, come viene simpaticamente battezzato, sale sul podio olimpico, indossato dai campioni Dodo Gorla e Alfio Peraboni, medaglia di bronzo nella classe Star a Mosca 1980: da allora, la corsa non si è più fermata. Al celebre maglione ha fatto seguito una lunghissima serie di capi a marchio Slam. Tessuti tecnici e lavorazioni high tech, come i doppi strati e le cuciture termonastrate a prova d'acqua: testati dagli sportivi in situazioni estreme, eleganti e confortevoli da indossare, anche con i piedi per terra.

«Il nostro punto forte fin dall'inizio è stato dare un tocco fashion all'abbigliamento da vela racconta Luca Becce, amministratore delegato di Slam - Oggi il 90% del nostro fatturato è rappresentato dallo sportswear, ma con le stesse caratteristiche dell'abbigliamento tecnico, il saper fare che ci viene dall'esperienza marinara. I numeri infatti sono in crescita: chiuderemo il 2019 superando abbondantemente i 20 milioni di fatturato».

Ora Slam festeggia i suoi 40 anni con un omaggio alla sua città. «Siamo molto legati a Genova da sempre: perché ci siamo nati, ma ancor più perché è la città del mare e di chi lo sfida, come è nel nostro Dna dice l'ad - Per questo celebriamo il compleanno dell'azienda in modo diverso dal solito: non mettendo in primo piano i prodotti ma le persone. I volti dei genovesi saranno i protagonisti del progetto, che coinvolgerà la città per un'intera settimana all'insegna dello slogan Voglio assolutamente fotografarti. I AM GENOVA è un racconto per immagini che vuole cogliere il vero spirito della città e dei suoi abitanti, con l'ispirazione del celebre fotografo Settimio Benedusi».

Così, dal 20 al 26 maggio Palazzo Ducale diventerà un grande laboratorio fotografico e l'installazione finale prenderà forma giorno per giorno. Le foto, infatti, verranno scattate, ritoccate, stampate e appese su un grande tabellone, sul quale si comporrà gradualmente il ritratto di Genova, vista attraverso i suoi abitanti. Venerdì 24 maggio ci sarà l'inaugurazione della mostra: le foto saranno poi raccolte in un volume che verrà donato al Comune del capoluogo ligure.

Tra gli ospiti, ci sarà anche Marcello Lippi, testimonial di Slam non solo per il suo storico ruolo nel calcio italiano: «Sosteniamo la onlus Gli Insuperabili, da lui presieduta, che attraverso lo sport restituisce il sorriso ai ragazzi disabili spiega Luca Becce L'impegno sociale per noi è molto importante. Abbiamo in programma anche il restauro di una barca a vela di 18 metri, con un budget di 280.

000 euro: sarà utilizzata dagli studenti dell'Istituto nautico, che avranno come insegnanti i giovani della nazionale olimpica di vela da noi sponsorizzata, e dalla onlus Il Barattolo, che lavora per il recupero delle persone con disagio mentale».

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