Da Teheran il ricatto del nucleare

Alberto Indelicato

Scartiamo subito due interpretazioni - la più pessimista e la più ottimista - delle minacciose dichiarazioni del presidente iraniano Mahamoud Ahmedinejad sulla necessità di cancellare Israele dalla carta geografica. La prima indurrebbe a pensare che realmente l'Iran è deciso a provocare in un tempo relativamente breve un nuovo, grande conflitto in Medio Oriente mettendosi alla testa di tutti gli stati arabi, compresi quelli che sono attualmente considerati moderati e che vi sarebbero trascinati in nome di Allah. Il governo iraniano sa benissimo che attualmente non è in grado di mettere in atto un simile proposito sia perché non ne ha ancora i mezzi, sia perché tra gli attuali dirigenti occidentali ve ne sono due o tre che non si contenterebbero delle parole di condanna. Secondo l'interpretazione più ottimista le parole incendiarie non sarebbero altro che farneticazioni ad uso interno, buone per guadagnare popolarità tra le masse.
Ci si avvicina maggiormente alla realtà se si guarda al di là delle frontiere iraniane, ai gruppi sciiti del Libano, della Siria e della Palestina, nonché alle varie organizzazioni terroristiche dalla Jihad islamica agli Hezbollah, che possono essere state scoraggiate dalle mosse di Ariel Sharon per porre fine al conflitto israelo-palestinese e dalla rispondenza che esse hanno avuto sino ad ora in Abu Mazen. Il messaggio di Teheran a quei suoi “amici” e clienti d'oltre frontiera sarebbe: non abbandonate la lotta perché noi siamo sempre con voi, continuate a premere sui vostri governanti perché escano dalla trappola “pacificatrice” israeliana. Vedremo nelle prossime settimane se l'esortazione iraniana avrà avuto effetto.
Ma anche questa interpretazione, forse troppo ottimista, non tiene conto di tutto il contesto delle relazioni tra l'Iran, il resto del mondo e l'Occidente in particolare. Relazioni che sono sotto il segno dell'energia nucleare che Teheran vuole produrre sostenendo che essa dovrebbe servire per scopi civili. Il dubbio su questa esclusiva finalità è legittimo. Se c'è un Paese che dispone di energia in abbondanza è proprio l'Iran, un Iran che da anni si sottrae agli impegni derivanti dal Trattato di Non Proliferazione ed ai controlli dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Mancano poche settimane ad una nuova riunione dei 35 «Governatori» di quest'ente, che hanno già minacciato di investire della questione il Consiglio di Sicurezza dell'Onu perché decreti eventuali sanzioni. Ahmedinejad ha probabilmente pensato che la miglior difesa è l'attacco e la sua sfida all'Occidente, all'Aiea ed alle Nazioni Unite può significare proprio questo: non soltanto non vi temo (e per ciò che riguarda le N.U. ha perfettamente ragione, ci sarà sempre un veto a suo favore), ma vi pongo davanti ad una scelta. Se continuate a volere che io rinunci all'arma nucleare attizzerò un nuovo grande incendio. Se mi lasciate sviluppare la mia bomba rimanderò la distruzione di Israele.

Ma rimandare non significa affatto rinunciare.

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