Cronaca locale

Telefoni e lampade per fare la storia del design italiano

Da oggi in Triennale gli oggetti del «made in Italy» collezionati da Alessandro Pedretti

Luciana Baldrighi

Dal puro piacere del collezionare, la raccolta di Alessandro Pedretti messa a disposizione della Triennale, viale Alemagna, a partire da oggi al 10 aprile, è un modo per tracciare la storia del design italiano e la sua lettura all’interno della storia del manufatto italiano. In attesa del tanto sospirato e chiacchierato Museo del Design che come sede dovrebbe avere proprio la Triennale, luogo deputato principalmente per ospitare esposizioni di architettura, in poco più di vent’anni di ricerca Pedretti ha raccolto una montagna di oggetti di particolare interesse appartenenti alla cultura del «made in Italy».
Anche se in molti casi non sono ancora entrati a far parte dell’Olimpo del Design, comunque contribuiscono a spostare l’attenzione sull’evoluzione degli oggetti di uso comune che hanno rivoluzionato e trasformato le modalità abitative e usi e costumi, nonchè i luoghi del nostro vivere quotidiano. Vicino a pezzi storici come la «Lettera 22» del 1950 o la macchina da cucire «Mirella» di Marcello Nizzoli del 1957 troviamo anche il telefono «Grillo» di Marco Zanuso e Richard Sapper del 1967, nonchè le lampade di Achille e Piergiacomo Castiglioni che hanno trovato posto non solo in questa collezione ma anche in numerose abitazioni insieme a famiglie di oggetti come gli orologi o le sveglie. Tra queste ultime le più richieste quelle disegnate negli anni Settanta da Joe Colombo. E gli occhiali? Che dire di questi oggetti? In mostra si possono trovare da quelli prodotti negli anni Trenta fino a quelli disegnati da Matteo Thun per Swatch nel 1991.
L’itinerario della mostra continua il suo percorso mantenendo sempre l’accostamento dei pezzi «anonimi» a icone del design, frutto, i primi di una ricerca pluriennale che ha una sua peculiarità e i secondi caricati di uno spirito sociale e creativo.
Si può dire che nelle sale si trova di tutto: accendini, interruttori, battipanni, calcolatori, sifoni per seltz e molti altri oggetti di uso quotidiano. Secondo Alessandro Pedretti tutti gli oggetti sono vivi e utili. Non è un caso che il collezionista ha sempre vissuto e vive tuttora circondato da mille forme che entrano ed escono dalla sua vita, utilizzati con estrema naturalezza ma vissuti come delle icone. Il suo divertimento è mangiare con le posate di Joe Colombo, usare vecchi contenitori Kartell, fare pulizie con lo Spalter di Castiglioni e sognare contemporaneamente di avere nel cassetto le posate e le teiere e i contenitori di Franco Albini della Richard Ginori e San Lorenzo.
Pedretti è animato dall’idea di non specializzarsi in nessun tema particolare ma di lavorare sulle diverse tipologie che hanno contribuito alla cultura materiale e industriale del Paese cercando sempre di trovare un oggetto inatteso, sempre visto ma mai considerato: il «brutto anatroccolo» in attesa che si trasformi in un cigno.
La mostra «Lookin for...» curata da Silvana Annicchiarico sarà inaugurata oggi alle 18,30 e rimarrà aperta fino al 10 aprile con chiusura il lunedì.

L’ingresso è libero.

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