Con «Telesur» si accende il sogno di Fidél

Alberto Indelicato

Il sogno televisivo di Fidel Castro da pochi giorni è finalmente diventato realtà: è nata, come alcuni l'hanno - a torto - chiamata, la «Cnn latino-americana», il nuovo canale televisivo, il cui vero nome è Telesur (Telesud). Altri ne hanno parlato come di una nuova Al Jazeera. Il dittatore cubano aveva sottoposto la proposta giusto un anno fa al suo amico Hugo Chávez, che aveva trovato l'idea semplicemente entusiasmante. Si tratta, è stato scritto all'Avana ed a Caracas, dove Telesur avrà sede, di «presentare ai popoli latino-americani la loro realtà vista con i loro occhi». In modo più esplicito si vuole «equilibrare l'egemonia mediatica dei grandi canali internazionali». E ciò - si è aggiunto con qualche iperbole - «per la prima volta in cinquecento anni» (cioè dalla scoperta dell'America!). È evidente che per Castro e Chávez il fatto che sino ad ora le notizie giungessero esclusivamente dalla Tve (la televisione spagnola) e, peggio ancora, dalla Cnn era una situazione tutt'altro che soddisfacente da correggere al più presto.
È stata perciò creata una apposita società con capitali forniti dai governi venezuelano (51%), cubano (19%), uruguayano (10%) ed argentino. Quest'ultimo ha sottoscritto il 20%, con buona pace dei suoi creditori ai quali esso ha offerto le briciole di quanto avrebbe dovuto pagare. Ma la necessità di partecipare all'impresa «bolivariana» (come l'ha definita il governo di Caracas) è molto più importante per Buenos Aires dell'esigenza di far onore ai propri impegni.
Nessuno fa mistero del fatto che non si intende affatto creare un organo di informazione indipendente. Non è questo l'ideale giornalistico degli iniziatori. Essi vogliono piuttosto che la loro televisione svolga ventiquattro ore al giorno opera di propaganda anti-statunitense non soltanto nei quattro Stati che partecipano all'impresa, ma anche e specialmente in quelli considerati filo-americani. Uno dei Paesi a cui la propaganda dovrebbe essere diretta è indubbiamente la Colombia, le cui «Forze Armate Rivoluzionarie» (Farc) godono della simpatia e delle cure di Hugo Chávez. È certo comunque che non ci si potrà attendere che da Telesur siano diffuse notizie relative ai partiti e movimenti di opposizione in Venezuela per non parlare delle attività dei dissidenti cubani. Per mantenerne il controllo il governo di Chávez, che ne è il massimo finanziatore, ha nominato quale presidente di Telesur il suo ministro dell'Informazione.
Naturalmente tutti dovrebbero esser lieti per la nascita di un nuovo strumento di informazione. Ma, oltre a Washington, chi non è affatto lieto è il governo di Madrid che, pur avendo moltiplicato i gesti di comprensione e di amicizia nei confronti dell'Avana e di Caracas e pur avendo trascinato anche l'Unione Europea in quella sua politica avventurosa ed imprudente, vede minacciato il quasi-monopolio della televisione spagnola nei Paesi ispanofoni del Nuovo Continente.

E non può mancare di stupire la circostanza che all'impresa si siano associati i governi dell'Argentina e dell'Uruguay, che così facendo hanno finito per dare spazio all'ambizione mai taciuta del presidente venezuelano di estendere la sua «rivoluzione» e di porsi come leader della regione.

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