Politica

Tensioni su primarie e alleati Il Cav: "Boutade vacanziere"

Il Cav placa gli animi e liquida le voci di diaspora: così sarà più facile fare le liste. Sacconi: "Pidiellini verso l'Udc? Minutaglie". Il Pdl al governo: no a colpi di mano

Roma - Di certo c’è che dopo il Natale passato ad Arcore Berlusconi si concederà un Capodanno in Sardegna alla ricerca di un po’ di relax. D’altra parte, come ha confidato più d’una volta a quei pochi di cui davvero si fida, «questo è un momento in cui non si può far altro che aspettare». Bisogna prepararsi ad ogni evenienza - da una campagna elettorale che può andare avanti fino al 2013 alle elezioni anticipate magari già fra pochi mesi - ma attendere di capire come nei prossimi mesi si assesterà il governo Monti e che fine farà l’attuale legge elettorale.
Ecco perché il Cavaliere capisce fino ad un certo punto il fermento interno al Pdl, sempre più diviso tra i cosiddetti «nordisti» e i «sudisti». Tra chi nel partito, in vista delle amministrative di primavera, guarda all’alleanza con la Lega e chi vorrebbe invece aprire al Terzo polo. Uno schema piuttosto semplice perché, come dice un ex ministro, «il nostro problema è che al Nord si vince solo con il Carroccio mentre al Sud solo con l’Udc». Un bel dilemma. Ma non tanto da alimentare tensioni così forti, in alcuni addirittura la minaccia di lasciare il partito per andare chissà dove. Tutte questioni che Berlusconi derubrica a «boutade vacanziere» e a cui non dà alcun peso. Il ragionamento dell’ex premier è semplice: ad oggi e per i prossimi mesi nessuno andrà da nessuna parte visto che non si sa che fine farà l’asse con la Lega né con quale legge elettorale si andrà a votare. A dire il vero, non si sa bene neanche che fine farà l’euro. E se ci sarà qualcuno che si farà prendere dalle fregole poco male, nel Pdl si avranno meno problemi a fare le liste quando - al più tardi fra 15 o 16 mesi - si andrà a votare. In vista delle amministrative, invece, la soluzione è una sola. La spiega bene Cicchitto: «Lavorare al Nord facendo i conti con la Lega e definendo condizioni e contesto. E confrontarsi su tutto il territorio nazionale con il Terzo polo e segnatamente con l’Udc». D’altra parte, che anche Berlusconi guardi da tempo con un certo interesse all’ex alleato Casini non è affatto una novità. Anche se l’ex premier dovrà fare i conti con un Udc che sembra decisa ad «approfittare» del limbo politico creato dal governo Monti per smontare e ridisegnare gli schieramenti attualmente in campo. E il livello d’allarme in questo senso non è basso se sia Cicchitto che Gasparri che, per altri versi, Crosetto ieri puntavano tutti il dito contro il governo Monti invitando i ministri tecnici a «stare al loro posto». Che tradotto significa «non fare politica».
Insomma, almeno per qualche altro mese ancora ci sarà da stare alla finestra. E solo quando il quadro sarà più chiaro si potrà davvero buttare giù una strategia definita. Ecco perché Berlusconi sonda diverse ipotesi. Ed ecco perché ormai da settimane tiene una linea double face nei confronti dell’esecutivo: vota la manovra «per senso di responsabilità» ma non manca di criticarla. Cosa che ieri faceva buona parte del Pdl. Intanto, si gode la risalita di qualche punto nei sondaggi e il fatto - spiegava qualche giorno fa durante alcune telefonate - di non essere più «sotto il fuoco incrociato dei giornali». «Sfogliarli e trovare al massimo qualche titolo su Berlusconi - confidava - è davvero un sollievo». «Come è stato un piacere - dice ad un amico - ricevere così tante telefonate di auguri a Natale». Ha persino fatto fare i conti alla segreteria di Arcore: 190 contro le 120 dello scorso anno. Chissà, «forse l’andamento dello spreed sta dimostrando che non ero io il responsabile della crisi».

Il giorno della caduta del Cavaliere era arrivato a 574 punti, ieri - nonostante una manovra lacrime e sangue - è tornato sopra la soglia psicologica di 500 toccando quota 515.

Commenti