Cultura e Spettacoli

La (ter)razza padrona figlia delle "nozze" fra radical chic e coatti

Ormai i confini tra cafoni e raffinati sono spariti e i ricchi da sempre sono insolenti come gli arricchiti Politici, soubrette, giornalisti, attorucoli, artistoidi: tutti uniti nella lotta per il privilegio. E il buffet

La (ter)razza padrona figlia delle "nozze" fra radical chic e coatti

Il contagio tra alto e basso, direbbe Walter Siti, è totale. La distanza tra il mercato della Finanza e quello di Porta Portese si è accorciata. I confini tra cafonaggine ed esclusività si sono liquefatti. Il ricco da generazioni è insolente come l'arricchito. La distinzione tra destra e sinistra è utile ormai solo per semplificare la distribuzione delle poltrone. In campo artistico, l'elitarismo è atterrato ai piedi del sub-culturale. Tutto ciò che era basso ma genuino è stato rivalutato. Il serio si accompagna al frivolo: Omero con Kate Moss, Kubrick con Bombolo, Mozart con i Righeira.

Quest'ultima analisi era già in AristoDem (Ponte alle Grazie, 2013), divertente saggio di Daniela Ranieri dedicato alla evoluzione della specie radical chic osservata nel suo habitat naturale: la terrazza romana. Ranieri torna sui luoghi della ricerca col romanzo Mille esempi di cani smarriti (Ponte alle Grazie, pagg. 540, euro 19,50). Innanzi tutto è chiara una cosa. I radical chic non esistono più, infatti i «terrazzati» oltre a non essere chic, non sono neppure radical. È emersa una nuova classe sociale: «Potenti reali e nominali, fantasmi di Prime repubbliche, e starlette elevate al rango di muse da scrittori fascinosi e brizzolati, mignotte manager... guru del nuovo cosmo internettiano e televisionari-giornalari-attorucoli-poeti-pittori-elevatori-risignificatori del grigiore metropolitano, tutti uniti a dispetto delle differenze che un tempo sarebbero state dirimenti e invece adesso segnavano l'emergere di una nuova classe ironica, post ideologica, e unita dal privilegio».

Come vive questa gente? La casa ha una importanza cruciale. «Finto-umile» è la regola da seguirsi, anche nell'abbigliamento. E dunque: soggiorno in stile arte povera, libreria con prime edizioni Vallecchi, Fratelli Treves, Sonzogno. Alle pareti stampe di James Ensor con cornice a giorno alternate a opere prime «di amici che già negli anni Settanta ripudiavano il Novecento». Un tocco etnico, con amache dei caraibi e maschere da mal d'Africa. In tavola, un mix tra cibo equo-solidale, proveniente dal Terzo mondo, e leccornie a chilometro zero.

Sulla terrazza di Mille esempi di cani smarriti si dà appuntamento una varia umanità. C'è l'ex fiancheggiatore delle Brigate rosse oggi primario e onorevole del Partito democratico. C'è l'artistoide allergico alla doccia, concettoso perché superficiale, autore di opere insulse ma pretenziose. Ci sono soprattutto la padrona di casa, Luciana, genere maestrina democratica, e il suo punching ball preferito, il quasi marito Antimo, violoncellista mancato. Ci sono poi Cecilia e Franca, due 25enni. Cecilia è figlia di Luciana (non di Antimo) e sembra aver ereditato la certezza di meritare il meglio. Franca, vera protagonista del libro, è l'umile amica di periferia. L'antico «slancio democratico» dei «terrazzati» si è ridotto alla paternalistica accoglienza accordata a Franca. Luciana e amici sono infatti passati da servire il popolo a considerarlo infetto: «Spiace dirlo, ma è la falla nel popolo l'inizio della catastrofe della politica». I «terrazzati» volevano fare la rivoluzione. Ora pensano a come evadere le tasse, mantenendo però un forte senso di superiorità morale nei confronti di chi non la pensa come loro (ovvero di chi non ha i loro stessi gusti in fatto di cultura e cucina).

Ne I dirimpettai (Baldini&Castoldi, pagg. 224, euro 16, in uscita il 25 marzo) Fabio Viola sceglie la strada della satira per ritrarre una coppia «terrazzata» di omosessuali. Entrambi sono destri convinti ma le loro idee politiche hanno importanza fino a un certo punto. Anche per i dirimpettai, casa, abbigliamento e alimentazione sono i veri pilastri della vita. La casa: design minimalista, terrazza multipla e attenzione maniacale alle specie vegetali. Il cuore dell'appartamento è il mega-schermo OLed 4k, orizzonte di ogni serata. Centrale la palestra, perfettamente attrezzata. Problematico il capitolo cibo. Male i carboidrati. Bene i beveroni proteici o vitaminici. Alcol (molto) solo in caso di crisi. Mai lasciati al caso i dettagli dell'abbigliamento, formale con accessori, a esempio gli occhiali da sole Franklin Aviator di Tom Ford. Tablet e smartphone sono il naturale prolungamento dei polpastrelli. Il Vecchio dirimpettaio è un pezzo semi-grosso della Rai, delegato alla supervisione de I fatti vostri di Raidue. Il Giovane dirimpettaio lavora in quella trasmissione. La sua carriera dipende dal Vecchio. Come in Troppi paradisi di Walter Siti, sono molti i personaggi reali evocati in queste pagine, anche se tutti gli eventi narrati sono inventati. Ecco dunque Giancarlo Magalli, Luca Giurato, Adriana Volpe, Violante Placido, Gianni Alemanno, Carlo Cracco, Mara Venier, Carlo Conti. Ci sono poi il capodanno a casa di Fabio Fazio, il backstage di Sanremo con Arisa e Brian May. Corrado Augias è ritratto come un trombone che spara banalità a getto continuo. La coppia è ossessionata dalla domestica, trattata come una schiava, pagata in nero, ritenuta potenzialmente pericolosa per puro razzismo. Salvo scoprire che in effetti la cameriera è al centro di un giro di droga gestito dai narcotrafficanti. Il Vecchio ha una sorella fricchettona, tutta mercatini, agopuntura, ayurveda, tofu, vacanze in Bhutan. Il Vecchio disprezza lei e il resto dell'umanità con una sola eccezione: il figlio, che incontra (quasi) segretamente il martedì sera. Ma anche il figlio diventerà un mostro. I segnali ci sono tutti. Da piccolo si addormentava cullato dalle trasmissioni di Corrado Augias, appositamente registrate. E ora, da ragazzino, parla per citazioni, spesso di Benito Mussolini. La cultura, qui televisiva, è puro cinismo: «La televisione non crea lobotomizzati – spiega il Vecchio alla sorella – sono i lobotomizzati che guardano solo certi programmi, che poi vanno avanti a scapito di altri per semplice selezione naturale... Non c'è un complotto per rendere stupida l'umanità. Funziona così».

Il Vecchio e il Giovane trascorrono una esistenza all'insegna della reciproca crudeltà. La coppia omosessuale non è diversa da ogni altra, da quelle ad esempio messe in scena da Daniela Ranieri: c'è un carnefice, c'è una vittima, e il gioco consiste nel fare male all'altro ostentando la massima indifferenza. Siamo di fronte a due libri molto distanti. Mille esempi di cani smarriti è un romanzone: la «antropologia» è la cornice della vicenda di Franca, la satira lascia il posto alla tragedia, lo stile è scorrevole ma elaborato. Esperimento iper-minimalista il romanzo di Viola, che ritrae il mondo della tv con i mezzi espressivi della tv: brevi sketch, dialoghi rapidi, descrizioni-carrellata e silenzi da primo piano. Una sit-com esilarante su carta. In comune hanno una cosa. La (ter)razza padrona ha abbandonato l'ideologia ma ha conservato la ferocia. I «vincenti» e gli (ex) spiriti liberi oggi sono narcisisti senza freni.

Incapaci di un vero gesto di violenza, si avventano contro chi si trova a portata di mano: le mogli, le amanti, i figli.

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