Cronaca locale

Terroristi a Guantanamo, il gup: "Non conta per la giustizia italiana"

Respinta la richiesta di scarcerazione presenatata dai legali di Riad Nasri e Moez Fezzani, formalmente ritenuti latitanti anche se agli arresti nelle prigioni Usa

All'autorità giudiziaria italiana non risulta che i due presunti terroristi siano stati detenuti a Guantanamo e a Bagram per ordine del gip di Milano e quindi i termini di custodia cautelare decorrono solo dal giorno della loro estradizione nel nostro Paese tra novembre e dicembre 2009, quando è stata consegnata loro l'ordinanza di arresto emessa il 4 giugno 2007. Con questa motivazione il giudice per l'udienza preliminare Stefania Donadeo ha rigettato l'istanza di remissione in libertà per decorrenza dei termini presendata dai legali di Riad Nasri e Moez Fezzani, i due presunti terroristi islamici arrivati in Italia dalle basi militari statunitensi di Guantanamo (Cuba) e Bagram (Afghanistan) lo scorso anno per essere processati. Gli avvocati Barbara Manara e Roberto Novellino sostenevano che i termini di custodia cautelare in attesa del giudizio fossero scaduti in quanto i due stranieri sono rimasti in stato di detenzione all'estero rispettivamente per 8 e 7 anni. Tuttavia, secondo quanto ribatte Donadeo in un provvedimento di rigetto lungo quattro pagine, «non è dato evincere da alcun atto dell'autorità giudiziaria americana che il titolo detentivo colà fatto valere fosse quello emesso dal gip di Milano». Inoltre, prosegue Donadeo, «l'assenza di risposta, fino al novembre 2009, da parte delle autorità straniere alla richiesta espressa» il 13 luglio 2007 dal pm Elio Ramondini «di assistenza giudiziaria da parte dell'Italia» ai fini dell'estradizione «comprova, viceversa, che all'estero gli odierni imputati erano detenuti per altro titolo e per altra autorità giudiziaria di altro Stato». Insomma, formalmente per l'Italia il tunisino e il libico sono rimasti per tutto il tempo latitanti e se poi un altro Paese ha ritenuto di tenerli in stato di arresto per altri fatti, nulla ha a che vedere con l'attuale procedimento.

Nasri e Fezzani resteranno dunque in carcere in attesa di essere giudicati per associazione per delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo perché, secondo il pm, tra il 1997 e il 2001 avrebbero fatto parte di una cellula legata al Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc) che avrebbe reclutato militanti destinati al martirio nei Paesi in guerra.

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