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Il test lo conferma: l’immigrato al volante era drogato

Lamezia Terme (Cz)Li hanno messi di nuovo in fila, uno vicino all’altro, in gruppo come hanno pedalato per anni. Ieri pomeriggio le sette bare dei ciclisti, uccisi per il sorpasso azzardato di una Mercedes, erano tutte allineate nella Chiesa di San Giovanni Battista di Calabria, a Lamezia Terme. Il professore di educazione fisica, Franco Bernardi, fondatore della palestra Atlas che li aveva fatti conoscere, e poi Rosario Perri, Franco Stranges, Domenico Palazzo, Pasquale De Luca, Vinicio Puppin e Giovanni Cannizzaro. Un bidello, due avvocati, il meccanico, il giovane commerciante. Diversi per età, idee, professione, ma uniti dalla stessa passione per la bicicletta che, ogni domenica li faceva partire di buon mattino per quei cinquanta, settanta chilometri di fatica.
Nella camera ardente, per tutta la serata, una folla commossa ha reso omaggio agli sfortunati cicloamatori, falciati durante la loro pedalata domenicale da quell’auto impazzita che, dopo una curva, ha cominciato a sbandare ed è piombata addosso al gruppo senza possibilità di scampo. Erano dieci i ciclisti sulla Statale 18, in località Marinella. Solo tre sono rimasti in vita, uno è gravissimo all’Ospedale di Cosenza. Gli altri sette sono rimasti oltre ventiquattr’ore nell’obitorio del nosocomio lametino e poi sono stati trasferiti in chiesa, in attesa dei funerali che saranno celebrati questa mattina, alle 11,30, dal vescovo Luigi Cantafora, nello Stadio Guido d’Ippolito. L’Amministrazione comunale ha proclamato il lutto cittadino con negozi e scuole chiuse.
La Procura di Lamezia non ha ritenuto necessario procedere all’autopsia dei corpi. Non c’è nessun dubbio sulla dinamica del tragico incidente che ha stroncato sette vite. Chafik El Ketani, il ventunenne alla guida della Mercedes, è stato arrestato per omicidio colposo plurimo aggravato dall’assunzione di cannabis. I test a cui il giovane marocchino è stato sottoposto hanno rivelato che era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti quando ha sorpassato in curva e si è ritrovato davanti il gruppo di ciclisti buttandoli giù come fossero dei birilli. Dopo un giorno di ricovero nel reparto di detenzione dell’ospedale di Catanzaro, per il trauma facciale riportato nell’incidente, il giovane ieri è stato trasferito nel carcere di Lamezia. El Ketani non era nuovo a manovre così azzardate. Sette mesi fa gli avevano ritirato la patente, ma poi la sospensione era stata revocata. La sua è una famiglia molto conosciuta in città. Il padre è un grosso commerciante di abbigliamento di pelletteria e nel suo capannone alle porte della città si rifornisce l’intera comunità marocchina di venditori ambulanti: circa duemila persone che hanno subito manifestato la volontà di partecipare ai funerali per stringersi accanto alle famiglie dei ciclisti. Ma la Questura ha sconsigliato la loro presenza alla cerimonia funebre. «Siamo vicini alle famiglie delle vittime - ha fatto sapere in serata la comunità marocchina - anche se le condizioni della grande disgrazia non ci permetteranno di essere presenti ai funerali.

Ci teniamo ad informare che domani ci uniremo in preghiera per commemorare e ricordare la vita spezzata di questi nostri fratelli».

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