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Tg1, Fli vuol piazzare Orfeo al posto di Minzolini

Il direttore napoletano del Tg2 è il cavallo su cui puntano i futuristi per il telegiornale della rete ammiraglia. E dietro alle trame di potere c’è il solito Bocchino

Tg1, Fli vuol piazzare Orfeo al posto di Minzolini

RomaDa giornalista «coraggioso» con una «grande storia professionale» alle spalle, uno che al Tg1 confeziona editoriali «politicamente, giuridicamente e storicamente perfetti» ma «volgarmente attaccati dalla sinistra», a servo ignobile «sfacciatamente berlusconiano» che dovrebbe porsi «il problema delle dimissioni», tanto può sempre «farsi assumere da una delle tv del premier». Italo Bocchino deve aver cambiato televisore a casa sua perché il Tg1 che vedeva prima non è più lo stesso. In sei mesi il capogruppo Fli si è tramutato da difensore di Minzolini a suo implacabile accusatore. Bocchiniana, del resto, è l’idea di una mozione alla Camera per sfiduciare politicamente (cosa peraltro impossibile) il «direttorissimo» tanto odiato dai finiani. Il motivo, sentenziano i corridoi Rai, è presto detto: Bocchino punta a cacciare Minzolini per far posto a un giornalista molto più gradito, Mario Orfeo, attuale numero uno del Tg2. In questo modo il brevilineo Italo farebbe un favore al suo partito, ma soprattutto a se stesso, legato com’è da antichi vincoli con Orfeo.
Il trait d’union tra i due (entrambi napoletani) è ancora quel Vincenzo Maria Greco di cui si è parlato sul Giornale cercando di ricostruire la fitta rete di interessi e relazioni al cuore dell’avventura bocchinian-finiana. Greco, detto ’O Professore, è «l’ingegnere dell’eterna Tangentopoli» (Corriere della sera), plurindagato, regista degli appalti del dopo-terremoto in Irpinia, legato a doppio filo all’allora Dc napoletana, area Pomicino. Questo vent’anni fa, ma oggi? Greco è un imprenditore, si dice viva tra l’Hotel Vesuvio di Napoli e l’Hotel de Russie di Roma, e sembra avere un rapporto molto stretto con Italo Bocchino, con cui - stando a quanto riporta l’informatissima Voce delle voci - si intersecano complicate reti di interessi, soprattutto nell’editoria (passione di Bocchino). Il caso vuole che il «bocchiniano» Greco sia anche il cugino di Mario Orfeo, essendo questi il nipote del capostipite della famiglia, quel Ludovico Greco che alla fine degli anni ’50 fu vicedirettore de Il Roma (all’epoca proprietà di Achille Lauro, recentemente di Italo Bocchino) e consigliere comunale monarchico a Napoli il quale, dopo aver abbandonato in quattro e quattr’otto il partito per buttarsi con la Dc, divenne per la cronaca uno dei «Sette puttani di Napoli», ma in cambio anche un potente senatore democristiano.
Ed fu proprio Ludovico Greco, ’O zio, il padrino giornalistico del giovane Orfeo, che esordì a Napolinotte per passare poco dopo al Giornale di Napoli, quotidiano di area Psi con alle spalle pezzi da novanta del Garofano, come Carmelo Conte e Giulio Di Donato, ma anche un certo cavalier Eugenio Buontempo, imprenditore cresciuto all’ombra del Psi campano. Dice qualcosa il cognome? In effetti è quello della moglie (Gabriella) di Italo Bocchino, e in effetti è proprio il padre di lady Bocchino, produttrice di fiction per la Rai. Anche papà Buontempo ha avuto i suoi guai giudiziari, sempre epoca Tangentopoli. Latitante per un anno, nel ’94 fu arrestato in un ristorante a Praga, inseguito da quattro ordini di custodia cautelare per tangenti e appalti ferroviari.
Sono ancora le parentele che, dunque, riportano all’asse Bocchino-Buontempo-Greco-Orfeo. Ma torniamo alla brillantissima carriera di Orfeo, presto soprannominato «culo di pietra» dai colleghi, per lo stakanovismo e la precisione nel lavoro al desk. Arrivato al Giornale di Napoli, Orfeo brucia le tappe e dopo tre mesi è già capo dello sport. Lavora così bene che Repubblica lo chiama a Napoli per poi portarlo a Roma, come caporedattore centrale, sotto l’ala protettrice di Ezio Mauro. Poi (anni dopo) la direzione del Mattino, famiglia Caltagirone (parenti di Casini...), dove arriva a soli 36 anni seguito dai commenti acidi degli invidiosi in redazione («Dopo Sergio Zavoli, Paolo Graldi e Paolo Gambescia è arrivato il signor nessuno...»). Dopo, nel 2009, è l’ora del Tg2, sponsorizzato - ca va sans dire - da Italo Bocchino. Un professionista apprezzato a destra (Fli, Udc in testa) e sinistra (la Repubblica salutò la sua nomina con articoli stile marchetta), così bipartisan da essere scelto come moderatore dell’incontro in cui Fini, alla festa del Pd di Genova nel 2009, fu applaudito clamorosamente dal popolo di sinistra. Ma soprattutto, adesso, una pedina utile per far fuori Minzolini, nuovo nemico di Fli, in particolare di Bocchino.

Il quale, con un amico sulla tolda del primo tg Rai, potrebbe dare il turbo alla sua ambiziosa scalata personale.

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