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Thyssen, ma qualcuno del governo doveva esserci

I sette lavoratori morti nel rogo della Thyssen sono diventati il simbolo, la metafora tragica, di tutti gli italiani che ogni anno, giorno dopo giorno, cadono sulla frontiera della fatica, che è bisogno e speranza, ma anche rischio. Troppi sono i nostri connazionali che perdono la vita nell’ordinario svolgimento dei propri compiti di produttori di ricchezza, insieme a tanti altri, per le proprie famiglie e per l’intero Paese.

Il lavoro non deve somigliare nemmeno lontanamente a una roulette russa ed è giusto che Torino, consapevole delle sue tradizioni industriali e operaie, abbia voluto ricordare la sofferenza e il lutto del rogo di un anno fa. È significativo che il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, abbia sentito il bisogno di inviare, ai consiglieri comunali di Torino, un messaggio in cui sottolinea il collegiale impegno del governo a realizzare maggiori e migliori standard di sicurezza del lavoro. Sacconi viene dal riformismo attento alle questioni sociali e alla condizione operaia ed è interessante che abbia sottolineato come il problema della sicurezza sul lavoro non si risolva con una congerie di norme facilmente disattese, ma con un meccanismo integrato di controlli effettivi, rapidi, decisi, capaci di difendere realmente la vita e la sicurezza di chi lavora.

Ottimo. Peccato che le buone e serie intenzioni del ministro siano cadute sulla città colpita dal ricordo come un meteorite venuto da lontano, da siderali distanze. L’occasione dolorosa avrebbe richiesto una partecipazione più calda e umanamente interpretabile, sarebbe stato bello che almenounsottosegretario fosse presente alla manifestazione torinese, per testimoniare che l’attuale governo è vicino a tutti coloro che soffrono sul fronte del lavoro. Un sottosegretario non si nega a nessuno, in tanti sciamano nei salotti televisivi, potrebbero ben sfilare in una città ferita. Gli esperti diranno che c’è stato un problema di comunicazione, forse sarebbe più giusto dire che c’è stato un difetto di sensibilità.

L’attuale governo non ha nulla da rimproverarsi sul piano della sicurezza sul lavoro. Altri governi, in altri anni, hanno montato un meccanismo farraginoso che ha consentito di trasferire sul controllo della sicurezza nei luoghi di lavoro la stessa burocratica sciatteria che caratterizza le Asl. Ma proprio per questo, un rappresentante del governo avrebbe dovuto testimoniare a Torino la volontà decisa di voltar pagina, di dire chiaro e forte che il centrodestra non ha la sindrome del passato – che colpisce la sinistra – e non ha una visione schizofrenica della società italiana, con gli operai da una parte e il ceto medio dall’altra. Il centrodestra, proprio in questomomentodi crisi globale, chiama alla speranza e all’impegno tutti i cittadini,compresi quegli operai che nel Nord e nel Sud l’hanno privilegiato nel voto.

E allora, per dare una plastica ed efficace raffigurazione allo sforzo comune, sarebbe stato consigliabile che un rappresentante del governo fosse presente a Torino, anche per evitare i lamenti strumentali del Pd, che crede di essere ovunque senza essere in realtà in nessun luogo.

Eper dimostrare che i responsabili della guida del Paese non hanno intenzione di subire le intimidazioni di quei gruppi e gruppuscoli che s’infiltrano in ogni manifestazione per millantare una rilevanza che non hanno.

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