Cultura e Spettacoli

«Tirature», il giallo italiano cambia colore

Quest’anno Tirature, il volume curato da Vittorio Spinazzola che fa il punto sulla situazione dell’editoria italiana (Il Saggiatore-Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, pagg. 253, euro 22), ha come sottotitolo Le avventure del giallo. Perché il giallo, a lungo considerato un genere letterario minore, in quanto la presa sul pubblico è essenzialmente demandata alla sfida fra autore e lettore, ha raggiunto anche la letteratura di qualità, contaminando generi differenti, insinuandosi nelle pieghe di romanzi storici, sociali, di costume.
Gli illustri precursori del processo, arrivato oggi a realizzazioni davvero sorprendenti, risalgono alla seconda metà del Novecento. La panoramica che offre in apertura del volume Bruno Pischedda fa risalire al Pasticciaccio di Gadda e al di poco posteriore Il giorno della civetta di Sciascia i primi esempi di un giallo che travalica le regole tradizionali del genere per aprirsi a racconti di grande impatto narrativo, oltre che di indiscusso valore letterario. La vittoria del giallo trova quindi la sua scaturigine tra la fine del neorealismo e gli ultimi fuochi di una stagione di ormai appassite avanguardie (e neoavanguardie).
Pischedda individua il cambiamento di rotta nel passaggio dal classico enigma da «camera chiusa» a un allargamento dell’obiettivo verso la realtà contemporanea. Il giallo italiano oggi trova spazio nelle città. In realtà urbane inquietanti, multiformi e multietniche, in atmosfere noir che raffigurano il lato oscuro e violento di una società in evoluzione, che sembra aver perso i rassicuranti punti di riferimento che le erano propri fino ad alcuni decenni fa. L’intrigo poliziesco ha per sfondo centri storici che, con le loro facciate di perbenismo conservatorista, nascondono odi e magagne morali, o nelle periferie frequentate da persone senza radici, violente e disperate. E l’investigatore, spesso lui stesso a disagio fra le asprezze della vita, è la nuova incarnazione di un eroe senza macchia e senza paura che cerca di ristabilire l’ordine (pur provvisorio) della legalità. L’ipotesi più affascinante avanzata da Pischedda è proprio quella di un giallo che si pone come erede dei più classici romanzi di avventura, dei feuilleton, dove però non si realizza tanto un rassicurante trionfo dell’ordine, quanto una tregua entro un presente instabile con cui siamo chiamati a fare i conti.
La seconda parte del volume prende in considerazione ambiti quali la narrativa per ragazzi, la poesia, ma anche i nuovi romanzi al femminile, oltre ai differenti esiti dell’«opera seconda» di fenomeni editoriali come Federico Moccia e Melissa P. Il panorama che si viene a delineare fa emergere un’editoria in buona salute, anche se non ancora ai livelli auspicabili per il nostro Paese, in cui a offrire le novità più interessanti sono i piccoli editori.

Soprattutto tramite loro sono proposte idee a volte audaci, a volte ricercate, ma sempre di qualità, per il sapore di ricerca artigianale che ne fa la punta di diamante di un’industria in espansione.

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