Roma

Tombola, anche gli antichi davano i numeri

Anche se oggi fra i romani gran parte delle tradizioni natalizie è relegata nel cassetto del tempo che fu, sopravvive il rito della tombola che si presta a momenti di allegria tra amici e parenti, come avveniva nell’Ottocento e nei primi decenni del secolo successivo. Sparecchiata la tavola - raccontava Pietro Scarpa - si prendeva di nuovo posto per giocare a tombola con grande gioia dei più piccoli che speravano in portentose vincite, ma con visibile noia degli anziani che, appesantiti dalle pantagrueliche libagioni della vigilia di Natale o dell’ultimo dell’anno, avrebbero preferito dormire.
Ogni bambino stava vicino ai propri genitori per rifornirsi di denaro a ogni partita eventualmente perduta, mentre i fidanzati costituivano una sorta di società pronta ad affrontare il rischio della perdita, ma anche la fortuna della vincita con un dividendo pari. Fatto il conto delle cartelle utilizzate, dei relativi incassi e dei premi in palio a partire dall’ambo, cominciava l’estrazione, accompagnata dalla raccomandazione di tutti a chi teneva il cartellone ed estraeva di «mucinare» bene le palline nel sacchetto, di non farne cadere nessuna e di leggere lentamente per far segnare i numeri con i fagioli secchi che si spostavano in continuazione. Ecco come Antonio Ilardi descriveva in un sonetto una tombola del 1883. Una tipica nomenclatura popolare accompagnava l’estrazione dei numeri: «- ’Mbè je la famo?... Tiro?... sete pronte? / - Aspetta, famme mette armeno a sede... / - Tira piano... - Che sete sorde e tonte? / - Da sta parte nemmanco ce se vede! / - Fatte imprestà l’occhiali dar Curato! / - Stateve zitto là... perdete er fiato. / Magara tutto!... - E daje?... - Purcinella (75) / La Purce (38), li Pollastri (27), er sor Ninetto (1), / Moneta (26), Madre (52), Pena (51), Carettella (22), / Bacio (2), la Caponera (14), er Diavoletto (13), / Er Prete (28), er Fiume (81), avò, Papa Leone (58), / Zero er più vecchio (90), er Gatto (3), un bel Lampione (10) / - È uscito er venticinque?... - Sta in padella! / - Statece attenta... - Che ’n se po’ arisponne? / - Tavola apparecchiata (44), la Barella (16), / Li Pidocchi (37), le Gamme delle Donne (77), / Er Frate (43), li Palloni (88), la Lanterna (54)... / - Abbasta!!! sì ’umme sbajo è la quaterna. / - Che culo! - Cuminciamo a uprì er soffietto? / - State zitte, nun fate confusione. / - Che te fa tazza? magnete l’aietto. / Basta! colla medesima: cinquina! / - Daje! ...

- Scànnete - è escito er trentanove? / - Sta a mollo che s’asciutta! - Gallinaccio (6), / Fratello (89) - Sta defora er dicinnove? / - Vierrà! - Cortello (41), Foco (8), Campanaccio (9), / La Pulitica sporca (39), Imbriacone (19). Una lunga litania che si ripeteva fino al fatidico grido: tombola!

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