Elezioni Amministrative

Torino, l'Udc si allea con i comunisti. E Saitta fa il bis

Il presidente uscente rieletto: "Giudizio positivo su di me". La sconfitta Porchietto: "Governa col consenso di solo il 40% dei cittadini"

Torino, l'Udc si allea con i comunisti. E Saitta fa il bis

Torino - «Le cose non accadono mai per caso» soleva ripetere Niccolò Machiavelli, uno che di calcoli e strategie, se ne intendeva. Certo paragonare Antonino Saitta a Machiavelli, forse è un azzardo. Si rischia di sopravvalutarlo. Anche se d’ora in poi, cioè dopo aver riconquistato, ieri, la provincia di Torino nello sprint del ballottaggio, mettendo all’angolo, col suo 57 per cento dei consensi, la candidata del Pdl, Claudia Porchietto, un po’ di cambiali, firmate in bianco pur di arrivare vincitore alla meta, sarà costretto ad onorarle.

Per calcolo, per caso o per necessità questo munsù Saitta da Rivoli, (ovvero quella cintura rossa che comincia a star troppo stretta a Torino e al Piemonte) si è giocato la faccia e l'onore, alla vigilia dello spareggio decisivo, allargando le braccia per accogliere o farsi stringere dall’Udc. Che gli ha portato in dote, non senza polemiche interne, quel 4 e mezzo per cento preso da Michele Vietti al primo turno.

Se aggiungiamo le regalìe di radicali, quel che resta dei comunisti duri e puri e l’astensionismo da record che ha distinto negativamente Torino (40,75 per dei votanti) ecco che si arriva alla vittoria di Saitta. Lui però, veleggiando nel mare della tranquillità, almeno nella sua prima sera da riconfermato, esulta: «È scatto d’orgoglio del centrosinistra. Interpreto questo voto come un giudizio positivo sulla mia persona. Che mi dà la possibilità di guardare al futuro con serenità e che mi obbliga a ricordare che tutti i componenti della maggioranza dovranno compartecipare al governo della provincia. A maggior ragione perché i cittadini veramente interessati alle sorti della loro provincia sono andati comunque a votare».

Non proprio dello stesso avviso la giovane, agguerrita Claudia Porchietto che, «lavorando tra la gente comune e per la gente comune» si è cimentata nel titanico tentativo di sbalzare di sella Saitta e ha lottato valorosamente costringendolo al ballottaggio: «Vorrei solo ricordare al presidente che andrà a lavorare con i consensi che gli arrivano solo da 40 per cento degli elettori. Detto questo gli auguro di fare del suo meglio». Cattolico postdemocristiano dall’aria apparentemente innocua, il Saitta che si è vantato fin dalle prime battute della sua campagna elettorale dei successi della passata legislatura forse ha sottovalutato che nel duello con Claudia Porchietto è stato proprio il terzo incomodo, il candidato dell’Udc, Michele Vietti a giocare un ruolo non certo marginale.

Vietti voleva evitare che la sfida per la poltrona della Provincia si esaurisse al primo turno, per diventare così l’ago della bilancia al ballottaggio. Ha centrato l’obbiettivo. E ora quasi a giustificare il suo atteggiamento rivela che questa strategia si proietta in un futuro più lungo che punta al rafforzamento del centro moderato, così da coinvolgere sia parte della sinistra sia parte della destra. «Non si tratta, come mi accusano strumentalmente gli avversari - ci tiene a precisare Vietti - di pensare a un accordo con Chiamparino per un cambio di maggioranza che sostituisca al Comune l’Udc al posto di Rifondazione, magari come pegno per una mia candidatura a sindaco nel 2011. Noi pensiamo a una cosa diversa, una soluzione che apra una stagione nuova, un po’ come fu quella che inaugurò Castellani agli inizi degli Anni 90, con una coalizione di partiti e di forze della società civile trasversali». Un mix di alchimie non proprio incoraggianti, come si può dunque vedere dalle prime avvisaglie.

Che potrebbero preludere alla probabile ricandidatura di Mercedes Bresso alla Regione, lasciando sospeso nell’aria, tra compromessi e guerre sotterranee in seno alla sinistra l’interrogativo dell’era post-Chiamparino in Comune.

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