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«Tornare alle urne? Assurdo Sulle riforme mano tesa al Pd»

RomaRedde rationem? Ma quando mai...? Dennis Verdini - coordinatore del Pdl - getta acqua sul fuoco che si dice potrebbe essere attizzato in settimana. «Il tema della giustizia e quello delle Regionali - rileva - è certo impegnativo oltre che importante. Ne discuteremo, come abbiamo sempre fatto, andando in cerca della quadra».
Insomma non sarà la settimana tempestosa che in molti vedono alle porte.
«Che si debbano prendere decisioni è un fatto. Ma non vedo grandi problemi alle viste».
Beh, sulla giustizia...
«Vorrei solo si ricordasse che è dal famoso avviso di garanzia del ’94 grazie al quale si mandò a casa il governo, che c’è una particolarissima attenzione - se non si vuole usare il termine persecuzione - nei confronti del presidente del Consiglio. E ciò non fa che influire nell’attività di governo. Con l’abolizione dell’immunità parlamentare, creata dai padri costituenti, è saltato l’equilibrio tra i poteri e tutto ciò non solo è visibile, ma comincia a porre inquietanti interrogativi sul ruolo di alcune procure come quella di Milano. Guardate cosa accade in Francia dove solo ora si indaga su Chirac senza che nessuno protesti... Credo più che normale riflettere sul da farsi».
Dicono che non tutti siano d’accordo. C’è chi sostiene che Fini si metterà di traverso.
«Non vedo perché. È al nostro fianco fin dal ’94, e son sicuro si rende perfettamente conto dell’invasione di certa magistratura sul terreno politico».
Anche Bersani si oppone.
«Non condivido il suo ragionamento sul fatto che non si possano far riforme con Berlusconi premier, anche perché qui non si tratta di difendere lui, ma decidersi ad affrontare il tema più complessivo della giustizia. Solo qui ci sono migliaia e migliaia di processi che non finiscono mai. Solo in Italia languono gli investimenti stranieri perché, a quanto ci spiegano, non si fidano dei tempi dei nostri tribunali. Mica è un caso che nasce negli ultimi 15-20 anni! È da secoli che se ne parla! Berlusconi non c’entra. Bisogna ridisegnare tempi e regole o non usciremo mai dal tunnel come sa qualsiasi italiano che ha avuto a che fare con un tribunale».
Vuol dire che cercherete di dialogare con l’opposizione?
«Certo, anche perché vogliamo sviluppare un ragionamento, non usare violenza come si ostina a far credere qualcuno. Le riforme sono necessarie per questo paese. È l’intero sistema da rimettere a punto. Del resto non credo siano poi tanti gli italiani che si oppongono alla riduzione di ben 900 parlamentari, o quelli che credono che Camera e Senato debbano fare le stesse cose o che il premier non possa avere poteri adeguati! Per questo spero che nel Pd, rinnovato nella sua dirigenza, si apra uno spiraglio. Sono anni, da Bozzi a De Mita e a D’Alema che si parla di interventi senza poi combinare nulla...».
E a proposito di fare, c’è da mettere a punto la questione delle Regionali, nel Pdl. Una partita non facilissima...
«Nemmeno difficile. La tenuta della maggioranza è più che buona, i sondaggi ci premiano, il governo lavora bene. Si tratta di mettersi attorno a un tavolo e, tempo due settimane, individuare le candidature che ci permettano di prevalere. Delle Regioni in cui si andrà al voto, solo due sono governate dal Pdl: Veneto e Lombardia. C’è spazio per concordare una linea».
Anche se la Lega vuole governatori in Veneto e Piemonte?
«Mi pare una richiesta eccessiva, ma è logico che i partiti chiedano... Siamo pronti a discutere; anche con l’Udc, perché se è vero che Casini ha detto che andrà da solo, a scegliere saranno gli organismi locali del suo partito. E dunque c’è possibilità di strappare alcune Regioni alla sinistra, tenendo tra l’altro conto che si sono aperte grosse crepe anche in quelle “rosse” visto che in Umbria ci dividono solo 30mila voti, che in Emilia la Lega trova consensi e che nelle Marche il centrodestra è al 49,4%... L’importante è esser consapevoli della necessità di creare coalizioni vincenti e omogenee al governo. Tenendo presente che il Pd farà di tutto per non lasciarsi battere».
Cioè cercherà di recuperare tutta la sinistra. Nostalgia del Veltroni bipolare, allora?
«Fece una operazione intelligente e non andò nemmeno così male, anche se sbagliò alleato rinfocolando l’ansia giustizialista. Mentre ho il timore che Bersani cerchi una immediata rivincita, disposto ad imbarcare chicchessia pur di prevalere. Anche se non sarà un caso che il centrodestra, in tutti i voti che si sono succeduti dalle politiche in poi - Sardegna, Friuli, Europee, Amministrative - è sempre risultato vincitore in controtendenza con le elezioni di mid-term che solitamente premiano l’opposizione. No?».
Dopodiché, rimpastone di governo e nel partito?
«Nel Pdl ci si sta cominciando a muovere ora, dopo la creazione dei coordinamenti regionali (50 per ciascuna) e provinciali (trenta): 90mila persone sul territorio che stanno avviando finalmente un lavoro capillare. Quanto al governo seguo un noto motto calcistico: squadra che vince, non si cambia».


E di elezioni anticipate che ne dice, Verdini?
«Sarebbero un controsenso».

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