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Trattativa Stato-mafia Castelli: "Io dissi no, ma la sinistra nel '94..."

Nel 2003-04, quando si trovava al vertice del ministero di Giustizia Castelli rifiutò una sorta di trattativa con esponenti mafiosi che promettevano una pubblica dichiarazione di dissociazione in cambio di contropartite

Trattativa Stato-mafia 
Castelli: "Io dissi no, 
ma la sinistra nel '94..."

Roma - Nel 2003-2004, quando si trovava al vertice del ministero di Grazia e Giustizia, Roberto Castelli rifiutò una sorta di trattativa con esponenti mafiosi che promettevano una pubblica dichiarazione di dissociazione in cambio di alcune contropartite. L’allora ministro disse di no "da solo", ma non in assoluta solitudine perché "vi era l’accordo con importantissimi magistrati dell’epoca". Castelli ha fatto quella che definito una "rivelazione" nel corso di una conferenza stampa organizzata dal Pdl per denunciare l’atteggiamento "disponibile" del centrosinistra rispetto alla revoca del 41 bis tra il 1992e il 1993.

Le trattative tra Stato e mafia La ferita è ancora aperta. Il buco nero nella storia del nostro Paese pure. Ancora oggi un silenzio assordante sigilla il cratere aperto nel novembre del 1993 dall’allora Guardasigilli Giovanni Conso: incredibilmente il ministro della giustizia non prorogò il 41 bis per circa trecento mafiosi. Un gesto inspiegabile in un momento drammatico di lotta a Cosa nostra, in piena emergenza, e dopo i mesi terribili delle bombe ai monumenti. Lo Stato si piegò davanti alle mani insanguinate dei boss. Interrogati su questi fatti gli ex capi di Stato Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi non ricordano nulla. Contro questo inaudito silenzio si è gettato l'ex ministro leghista. Castelli chiarisce che la decisione di rispedire al mittente le avances fatte da "boss di prima grandezza" venne presa senza che si consultasse con alcun componente del governo. "Il 41bis, che io ho stabilizzato, è un regime veramente duro e i mafiosi lo temono - spiega l'ex titolare del dicastero di via Arenula - ci giunse la proposta di una pubblica scelta di dissociazione. Si sarebbero arresi allo Stato a patto di avere una contropartita". L'esponente del Carroccio ci tiene a sottolineare che "fu una decisione presa in piena coscienza e in accodo con importantissimi magistrati". "Io ma non solo io abbiamo ritenuto che con la mafia non si può intavolare alcuna trattativa - continua l'ex ministro di Giustizia - misi, quindi, sul piatto della bilancia questa offerta e il fatto che si dovesse trattare e decisi per il no". L'allora Guardasigilli non voleva "assolutamente" che "si potesse pensare che lo Stato avesse intavolato trattativa".

E chiarisce: "Io in quegli anni ho preso importanti decisioni in assoluta solitudine.  

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