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Travaglio difende Silvio Ops... è tutta colpa di quelle 31 righe in più

I giornalisti del Mattino rivendicano la pratica di allungare gli editoriali degli altri. Da Scalfari a Lerner, da Bocca a Santoro: ecco cosa leggeremmo se tutti facessero così

Travaglio difende Silvio 
Ops... è tutta colpa 
di quelle 31 righe in più

Avete letto l’ultimo articolo di Travaglio? Al secondo capoverso, proprio lì, c’erano 31 righe meravigliose. Non sembrava nemmeno lui. Diceva: «Ho scritto 27.321 articoli contro il Cavaliere, ebbene devo ammettere che 27.317 erano sbagliati, 2 erano esagerati e 2 erano inopportuni». Poi chiedeva scusa, ricordava le inchieste sbagliate di De Magistris, sfotteva Di Pietro per via delle Mercedes e delle mercedi e annunciava di avere già in cantiere il prossimo libro, intitolato: «Sulla via di Arcore. Storia di una conversione». Pare che Travaglio non si sia riconosciuto molto in queste 31 righe, inserite a sua insaputa dalla redazione. Ma la protesta è stata respinta al mittente dal comunicato del cdr: «Nessuna alterazione o manipolazione. Sono stati aggiunti al testo solo alcuni dati per rafforzarne l’impianto».

E Giorgio Bocca? Anche lui al secondo capoverso, 31 righe meravigliose. Diceva che la Resistenza, beh, non è stata quella roba che hanno voluto farci credere, in fondo ha ragione Pansa, il Sangue dei vinti, il Triangolo della morte, i massacri dei partigiani rossi sono stati coperti per troppo tempo. Poi non è mica vero che va tutto così male, Berlusconi l’è un brav fioeu, ai tempi di Milano 2 pagava anche piuttosto bene, per altro. Ci si poteva rifare la cantina con tutti quei soldi e pure il guardaroba, senza dover chiedere aiuto all’amico Missoni. Pare che anche Bocca non si sia riconosciuto molto in queste 31 righe, inserite a sua insaputa dalla redazione. Ma la protesta è stata respinta al mittente dal solito comunicato del cdr: «Nessuna alterazione o manipolazione. Sono stati aggiunti al testo solo alcuni dati per rafforzarne l’impianto».

Che cosa non si fa, del resto, per rafforzare un impianto, eh? Da quando il cdr del Mattino di Napoli ci ha dato questa bella lezione di giornalismo, per cui è legittimo inserire 31 righe (31!) in un editoriale senza premurarsi di avvertire l’autore né di sapere se l’autore condivide, nei desk dei quotidiani di tutta Italia è esplosa la festa. D’ora in avanti, infatti, si pensa di poter generalizzare la pratica in modo da «rafforzare adeguatamente l’impianto» di tutti gli editorialisti. Così presto potremmo trovare Eugenio Scalfari che spiega i danni causati da De Benedetti all’economia italiana; Michele Serra che sfotte i Milly Moratti boys, sostenitori di Rifondazione a suon di miliardi e champagne; e persino Michele Santoro che si scusa per aver creduto al pataccaro Ciancimino e alle sue parole al vento. «Quest’anno il premio TeleRatti per la trasmissione più brutta dell’anno me lo merito io», dirà il fondo del conduttore di Annozero. Lui non l’ha mai scritto, per la verità. Ma, come dice il cdr, «serve per rafforzare l’impianto».

Naturalmente nessuno di questi articoli ancora esiste, se non nella nostra fantasia, così come non esistono quelli di Travaglio e Bocca citati all’inizio. Ma mai dire mai: perché riservare solo all’editorialista del Mattino Giovanni Orsina, il privilegio di quelle 31 righe che, secondo l’autore, tradiscono completamente il pensiero, ma secondo il cdr «rafforzano l’impianto»? Per molto meno abbiamo visto, negli ultimi anni, l’Ordine dei giornalisti scatenato, commissioni riunite, sospensioni e censure distribuite a piene mani. Se qui non succede nulla, beh, vuol dire che la pratica è consentita. I desk fanno bene a esultare: d’ora in avanti ognuno può prendersi il suo editorialista di riferimento e usarlo à la carte, modificandogli il pensiero con 31 righe al secondo capoverso. A me, per esempio, piacerebbe un Mughini tifoso del Toro. Ve lo immaginate? «Aborro la Juve, adoro il granata». Serve per rafforzare l’impianto.
Non è una meraviglia? Piergiorgio Odifreddi potrebbe trovarsi a scrivere: «Caro Papa, ti chiedo scusa» (31 righe di dati sulla necessità di credere in Dio). Giovanni Sartori potrebbe trovarsi a scrivere: «Il Sultanato non esiste, Berlusconi ha salvato la democrazia» (31 righe di dati per dimostrare la necessità di credere nel Cavaliere). E Gad Lerner potrebbe trovarsi a scrivere: «Basta con il moralismo sul corpo delle donne, è tutta invidia perché non riesco più a farmi una velina» (31 righe di dati per dimostrare la necessità di rivalutare Striscia e il Drive In). Tutta roba forse un po’ contraria al pensiero degli autori, ma che ci volete fare? Serve per «rafforzare l’impianto».

La fortuna potrebbe toccare, naturalmente, anche agli editorialisti di questo giornale: nel fondo del direttore Sallusti comparirebbero 31 righe di elogio a D’Alema («come insulta lui, non insulta nessuno»), Marcello Veneziani dedicherebbe 31 righe di ode alla Padania e Nicola Porro si troverebbe 31 righe sull’economia così stataliste da sembrare scritte direttamente dal portavoce di Clelio Darida alle Partecipazioni Statali. A proposito, adesso che ci penso, non sono neanche sicuro di averlo scritto tutto io quest’articolo. Qualcuno potrebbe farmi la cortesia di aggiungermi 31 righe che non condivido per rafforzarne l’impianto? Adesso si usa così. È la moda del new journalism, intelligente e chic. Bisogna adeguarsi ai tempi.

Brutti tempi, per altro, se il buon giorno si vede dal Mattino.

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