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Travaglio stregato da Betty, "femme fatale" dei no Cav

Maestrino di doppiopesismo: invoca le femministe per difendere la compagna del presidente della Camera, ma insultava la Carfagna e la Gelmini con battute da caserma

Travaglio stregato da Betty, "femme fatale" dei no Cav

Roma - Qualche mese fa gli fu attribuito un amorazzo (poi smentito) con la soubrette brasiliana e mora Ana Laura Ribas. Ma l’ultimo flirt di Marco Travaglio è una bionda: niente meno che Elisabetta Tulliani. Gianfranco Fini si tranquillizzi, la passionaccia del giornalista torinese per la di lui compagna non ha nulla di fisico: gli è che ella è il settebello al tavolino degli antiberlusconiani in servizio permanente effettivo.

Che volete? È lo stesso Travaglio ad averlo ammesso lunedì sera alla trasmissione In onda su «La 7»: «Fa più opposizione Bocchino, o Granata, piuttosto che Bersani». Il Pd latita, ci si deve arrangiare. Mesi fa era già toccato a Patrizia D’Addario, la escort glorificata da Santoro in diretta tv. Bionda (tinta?) anche lei.

Leggete cosa scrive Travaglio nella rubrica Il Guastafeste pubblicata su A, in edicola oggi. «Elisabetta Tulliani ha il grave difetto di essere la fidanzata di Fini, che a sua volta ha il grave difetto di dissentire da Berlusconi». Ed ecco la toccante descrizione della vita di Betty nei pur non disprezzabili lidi di Ansedonia: «Non passa giorno senza che la compagna del presidente della Camera venga massacrata da giornali e riviste di gossip, sbattuta in prima pagina con tutta la sua famiglia, comprese le due bambine, di due anni e mezzo e di dieci mesi, spiata, pedinata, paparazzata, sbertucciata». Piccola pausa, per asciugarsi le lacrime e poi di nuovo all’assalto: «Una caccia all’uomo, anzi alla donna, che fa ribrezzo e dovrebbe interessare il Garante della privacy. Ma soprattutto dovrebbe far insorgere le femministe, se esistono ancora: anzi le donne tutte, femministe e non». Infine: «Che si sappia, non risultano reati a suo carico, e nemmeno se ne risultassero si giustificherebbe un simile linciaggio. Non ha rubato, non ha mafiato, non ha truffato». Ci sarebbe invero, un fratellino un po’ spregiudicato, ma: «Siccome la responsabilità è personale, nulla autorizza nessuno a massacrare Elisabetta».

E pensare che il 18 agosto, sul Fatto, Travaglio non aveva nascosto quale idea si fosse fatto della Tulliani parlando dell’ex fidanzato Luciano Gaucci: «Spara a zero contro Elisabetta, accusata tra l’altro di essersi messa con lui per interesse. Notizia sconvolgente: si pensava che la ragazza fosse caduta ai suoi piedi rapita dalla bellezza statuaria da bronzo di Riace». Stesso trattamento già riservato alla ministra Mara Carfagna, della quale disse che «è una signora che compare da anni negli abitacoli di tutti i tir dei camionisti italiani». E che dire dell’intervista di Travaglio alla finta Mariastella Gelmini imitata da Caterina Guzzanti e disegnata come una sprovveduta arrivata al ministero con un book fotografico? Le femministe tanto care a Travaglio non hanno nulla da dire?

Un doppiopesismo che non piace nemmeno a Carlo Vulpio, collega e amico di Travaglio, che gli scrisse anche la prefazione di un libro. Vulpio, che nel 2009 fu candidato (non eletto) alle Europee per l’Idv di Di Pietro, parla di «solenne stupidaggine» e si chiede: «Non capisco perché per Elisabetta Tulliani, compagna di un signore che è la terza carica dello Stato (...), Travaglio invochi una privacy che a tutti gli altri personaggi pubblici i mass media (giustamente) non riconoscono e di cui proprio lui (non sempre giustamente) non ha mai tenuto conto». Forse perché Travaglio preferisce le bionde.

Ma solo quelle che gli fanno comodo.

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