Cronaca locale

Tre su dieci alle urne: i referendum «battuti» dal ballottaggio

NUMERI Gli esperti: nella prima giornata della sfida ha partecipato il 24,64% dei milanesi

Alla grande sfida delle Provinciali partecipa il 33,61 per cento dei milanesi. Poco più di tre elettori su dieci scendono nuovamente in campo per decidere tra Guido Podestà, candidato Pdl e Lega, e Filippo Penati, candidato della sinistra. Affluenza di 21,91 punti percentuali in meno rispetto a quella registrata alle ore 19 di domenica 7 giugno, primo turno dove, non si dimentichi, si era votato anche di sabato. E il segno negativo accompagna pure i dati della partecipazione al voto in tutte e tre le rilevazioni (ore 12, 19 e 22) di questa seconda chiamata alle urne.
Ma c’è anche un altro dato: quello degli elettori al referendum e il dato dell’affluenza va dai 6,50 punti (quesito 1) ai 6,49 (quesito 2) sino ai 5,25 (quesito 3) in meno rispetto al dato per le Provinciali. Matematica elettorale che gli analisti così traducono: nei 1.248 seggi di Milano e nei 1.657 seggi dei comuni della provincia, ieri, si è registrata una differenza di elettori a favore della Provincia rispetto a quelli che hanno pure ritirato le tre schede referendarie. Fotografia di una scelta, secondo gli analisti, che ha un solo significato: l’elettorato leghista come indicato da Umberto Bossi si è fatto consegnare solo la scheda necessaria per votare le Provinciali e ha rifiutato quelle per i referendum. Anche lo stesso Podestà ha preannunciato che al seggio (vota oggi in quel di Basiglio) non ritirerà le schede inerenti ai tre quesiti referendari. Schede quest’ultime ritirate e quindi validate invece dagli elettori del Pd e dell’Italia dei Valori che hanno dato indicazione di voto. Come dire: i pochi sì convinti ai referendum e l’astensionismo più marcato al ballottaggio, lo scarto nei confronti del voto per la Provincia di Milano se confermato consente al centrodestra di guardare con tranquillità al rush finale di oggi per la conquista di Palazzo Isimbardi.
Obiettivo dunque a portata di mano per cancellare l’«anomalia», così la definisce Silvio Berlusconi, di una Provincia che impedisce lo sviluppo e il benessere, che rompe gli equilibri tra le altre due Istituzioni, Regione Lombardia e Comune di Milano. E a favore giocano anche quei dieci punti di differenza a favore di Podestà che i milanesi hanno deciso al primo turno. Infatti, per riuscire nell’impresa di fare della Provincia l’ultimo «avamposto della sinistra» in Lombardia, Penati in questo ballottaggio ha invitato Rifondazione e Comunisti italiani a sostenerlo e per convincerli ha pure messo in rete una videoparodia de «l’impero colpisce ancora» dove Penati è l’uomo che difende poveri e oppressi. Come chiosa il Manifesto Filippo Penati è «uno che certo ha tra i suoi primi pensieri poveri e oppressi, ma non certo per difenderli».
Insomma, il voto (oggi seggi aperti dalle 7 alle 15) per le Provinciali è di quelli che pesano poiché decidono il governo del territorio nei prossimi cinque anni.

Ma il peso è naturalmente anche politico perché oggi gli elettori possono indicare con chiarezza quale percorso intendono scegliere per il proprio futuro: se continuare nel governo del «no» o se dare, come indicato da Berlusconi, un segnale forte e concrete scegliendo per la Provincia di Milano l’amministrazione del «fare» e del «fare bene».

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