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Tremonti insegna economia a Bersani

Il leader Pd: "Ammettete gli errori o non collaboreremo in parlamento" La replica: "Evita di fare le comiche". Il ministro sbugiarda Travaglio

Tremonti insegna economia a Bersani

Roma - La notizia, tanto per cominciare, è che Silvio Berlusconi non alza la cornetta, non interviene in diretta. Come avvenuto invece martedì scorso, a Ballarò, quando tra gli ospiti c’era sempre lui, Giulio Tremonti. No, stavolta il premier guarda. E ascolta a distanza il «leale amico» che difende con il consueto stile, tra l’accademico e l’ironico, una manovra difficile da far digerire anche in casa propria. Per il resto, è il solito duello. Tra chi dà del «tu» al ministro dell’Economia e chi risponde con «onorevole». Il primo, Pier Luigi Bersani, parte forte, contesta quasi sempre, ma s’inalbera fin troppo. Il secondo inizia in maniera soft, ma va in crescendo, piazzando precise stoccate, che alla fine gli fanno vincere il confronto. Insomma, un’altra lezione.

È la manovra, ovviamente, l’argomento della contesa, in onda ieri sera ad Annozero, con un Michele Santoro che lascia spesso che i due se la sbrighino da soli. Salvo prendersela con Giorgio Napolitano, per non averlo invitato, al pari del direttore del Fatto, al ricevimento per la Festa della Repubblica. E lamentandosi poi con i piani alti, perché «inspiegabilmente l’ultimo appuntamento di Annozero andrà in onda mercoledì e non giovedì», nonostante la «stagione straordinaria per Rai2».

E vabbè, si torna al faccia a faccia. Con il ministro che ribadisce: «I conti del 2010 tengono e sono in linea con le previsioni». E la manovra è frutto di una «accelerazione» sugli interventi futuri, per il 2011-2012. Una decisione presa da «tutti i Paesi europei». D’altronde, con la crisi della Grecia, «tutto è precipitato», si è deciso insieme di far fronte alla crisi «con strumenti comuni». Tremonti difende dunque a spada tratta l’operato del governo Berlusconi, «il primo che taglia consulenze, prebende e missioni, anche perché abbiamo un’idea diversa di Stato, che prima era solo un bancomat».
Bersani s’irrigidisce: «Mi auguro che non venga in Parlamento a dire le stesse cose, perché se la racconti così non ci mettiamo neanche a discutere». Come dire: «Si fanno la loro manovra e arrivederci e grazie». Tremonti cambia registro e va allo scontro. «Basta con la propaganda, Bersani si rilassi, la smetta di offendere e stia nella linea dell’educazione. Non può utilizzare aggettivi o sostantivi tipo “onesto” o “onesta”, usi un linguaggio appropriato». «Non accetto che mi si prenda in giro - è la replica - non siamo degli “arruffa-popoli”, siamo gente che ha governato e che ambisce a farlo di nuovo». «Speriamo dopo...». Si va avanti così. Con un messaggio chiaro, da parte del ministro: «Se l’opposizione resta sulle posizioni propagandistiche espresse in questa sede da Bersani, unico in Europa a pensare che la crisi greca non c’entri nulla, non andiamo da nessuna parte».

E ancora. «Questo è il primo governo che elimina enti doppioni, consiglieri, auto blu, sedi, viaggi, organi», rimarca Tremonti, che si scontra parecchio con Bersani sull’inutilità di alcuni enti («Abbiamo l’Istat, l’Isae è un po’ troppo», «l’Ispsel andrà nell’Inail», afferma il ministro), ma non solo. «Hai davanti uno che ha fatto lo spezzatino dell’Enel», rivendica il piddino. «Certo, hai distrutto un’industria, l’hai data agli amici degli amici». «Abbiamo portato a 10 miliardi di investimenti e lavoro». «Avete distrutto l’Enel». Stesso canovaccio per Telecom.

È il turno di Marco Travaglio, con un intervento duro su premier e governo, con qualche nota positiva sulle «sforbiciate» immaginate dall’ospite in studio. Un affondo che costringe Tremonti a replicare. Lo fa forse con poca veemenza, ma con l’immancabile battuta: «È arrivato il momento di mandare Travaglio in vacanza, di solito è cattivo ma preciso, stavolta è cattivo e impreciso».

Il duello con Bersani continua a lungo. Non risponde invece, Tremonti, quando Santoro lo stuzzica sull’affondo di Italia futura, la fondazione di Luca Cordero di Montezemolo. Concede solo una frase strozzata: «Queste sono cose che mi lasciano...».

Ripete, di contro, che «bisogna colpire» l’evasione fiscale: «Le tasse per gli onesti sono già altissime».

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