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Tremonti vede il Cav: "Nel 2014 raggiungiamo il pareggio di bilancio"

"E' stato fatto il punto su tutti i problemi più attuali, a cominciare dalla manovra per la continuazione e il rafforzamento dell’azione di governo", riferisce una nota di palazzo Chigi

Tremonti vede il Cav: 
"Nel 2014 raggiungiamo 
il pareggio di bilancio"

Roma - Quella tra Berlusconi e Tremonti è stata una lunga e cordiale colazione di lavoro, alla presenza anche di Gianni Letta, per blindare il decreto manovra, assicurandone l’approvazione entro l’estate, confermare l’obiettivo del pareggio di bilancio entro il 2014, e dunque "continuare e rafforzare l’azione del governo". Berlusconi e Tremonti restituiscono così, soprattutto ai mercati, un’immagine di compattezza nell’esecutivo. Nel giorno in cui il differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi tocca i massimi, il premier e il ministro dell’Economia cercano così di invertire la tendenza. Un incontro annunciato con una nota che già dava l’idea della volontà di ricostruire la solidità del governo, e al termine del quale i messaggi inviati all’esterno sono semplici e chiari: "È stato fatto il punto su tutti i problemi più attuali, a cominciare dalla manovra per la continuazione e il rafforzamento dell’azione di governo".

Il pareggio di bilancio E dunque, secondo messaggio, "il presidente Berlusconi ha ribadito la volontà del governo italiano di raggiungere il pareggio di bilancio per il 2014, in linea con gli impegni assunti a livello europeo", e a questo fine "il decreto legge sulla manovra sarà approvato prima dell’estate".

Colazione di lavoro con Tremonti Il colloquio a Palazzo Chigi tra Tremonti e Berlusconi è durato circa 45 minuti. Il Cavaliere aveva invitato il ministro dell’Economia "per una colazione di lavoro" per definire "l’agenda degli impegni" per i "prossimi giorni". Al termine dell’incontro Tremonti ha lasciato Palazzo Chigi senza rilasciare dichiarazioni.

La conversazione con Repubblica "Alle prossime elezioni non sarò io il candidato premier". Il presidente del Consiglio nella chiacchierata con il quotidiano Repubblica annuncia che nel 2013 il centrodestra candiderà Angelino Alfano a Palazzo Chigi e sosterrà Gianni Letta al Quirinale, definisce "solidissima" l’alleanza con la Lega, rimprovera a Tremonti di essere "l’unico a non fare gioco di squadra", attribuisce la paternità della norma "salva-imprese" al ministro dell’Economia e al Guardasigilli, esclude l’ipotesi di un governo tecnico, attacca "il partito dei giudici che si sta preparando all’appuntamento elettorale del 2013" e si dice convinto che le inchieste che lo riguardano "finiranno nel nulla".

La corsa a Palazzo Chigi e al Colle Alle prossime politiche, dichiara Berlusconi, "il candidato premier del centrodestra sarà Alfano. Io, se potessi, lascerei già ora. Non mi dimetto - sottolinea il premier - però verrebbe voglia". "Credo che siano tutti d’accordo. Io farò la campagna elettorale e aiuterò Angelino. Farò il 'padre nobile'. Cercherò di costruire il Ppe in Italia, ma a 77 anni non posso più fare il presidente del consiglio". Il Colle, prosegue il Cavaliere, "non è per me. Al Quirinale ci andrà Gianni Letta. E' la persona più adatta e ha ottimi rapporti anche con il centrosinistra. Avrebbe anche i loro voti".

I rapporti con la Lega Nord "L’intesa con Bossi è solidissima, e ho un buon rapporto anche con Maroni e Calderoli", assicura Berlusconi. I movimenti all’interno del Carroccio dipendono dalle "nuove generazioni". "E' giusto. Capiscono che io e Umberto prima o poi dobbiamo essere sostituiti. E si preparano", afferma il premier. "Con una piccola differenza rispetto al Pdl: ci sono tanti giovani di valore come Reguzzoni o Cota, ma non hanno ancora trovato il successore di Bossi".

La possibilità di un esecutivo tecnico Per Berlusconi "non c’è alcuna possibilità che nasca un esecutivo tecnico". "Anche i leghisti, dove vuole che vadano? Tutti quelli che si staccano - sottolinea il Cavaliere - fanno una brutta fine. Pensate a Fini e Casini. Quelli del Fli ormai sono inesistenti. Il loro progetto politico, una volta fallito l’assalto del 14 dicembre, è il nulla". Quanto al leader dell’Udc, "ha due possibilità: o va da solo come Terzo polo o, come penso, farà un patto di apparentamento con noi quando saprà che il candidato premier non sono io", afferma. "A sinistra non può andare perchè altrimenti perde i due terzi dei suoi elettori. E la legge elettorale resta questa. Non se ne esce".

Rapporti tesi con Tremonti Poco lusinghiere le parole di Berlusconi sul ministro dell’Economia: "Lui pensa di essere un genio e crede che tutti gli altri siano dei cretini. Lo sopporto perchè lo conosco da tempo e va accettato così, ma è l’unico che non fa gioco di squadra". "Alla fine non può fare niente - continua il premier - anche lui: dove va? Anche nella Lega hanno un pò preso le distanze". Sul termine con cui Tremonti ha apostrofato il ministro per la Pubblica amministrazione, "quel 'cretino' è emblematico: Brunetta, giustamente, parlava ai nostri elettori, lui invece parla solo ai mercati".

La norma "salva-imprese" Berlusconi attribuisce la paternità della norma al ministro dell’Economia e al Guardasigilli. "Hanno fatto tutto Tremonti e Alfano. Io nemmeno la volevo - afferma - ma resto dell’idea che sia un provvedimento sacrosanto". Proprio per questo, "la riproporremo in Parlamento". Il Cavaliere smentisce che la norma sia stata fatta per la Fininvest, "anche perchè, ne sono sicuro, i cinque magistrati della Cassazione ribalteranno il verdetto".

Le inchieste in corso Sulle inchieste che lo riguardano e che vedono coinvolti esponenti del suo governo, per Berlusconi "la verità è che il partito dei giudici si sta preparando alle prossime elezioni. Tutti cercano dei meriti per farsi candidare. La loro è semplice invidia sociale". L’inchiesta sulla P4 "è solo fango e finirà nel nulla. Io poi in quell’inchiesta non sono proprio entrato. Quel Bisignani non l’ho mai conosciuto", e "sul dottor Letta posso mettere la mano sul fuoco". Quanto all’ipotetica struttura Delta, "se fosse vero, sarebbe una struttura di coglioni", dice il premier. "Non hanno condizionato un bel nulla, la Rai ci è sempre stata contro. Le sembra che siamo mai riusciti a farci fare un favore dalla Rai? Nel Cda poi...

meglio che non parlo".

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