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Dalla tribuna ho visto un puntino: giocava a basket

DetroitCi sarà un motivo per cui gli americani, a delineare una scala progressiva di inaffidabilità, elencano bugie, grosse bugie e statistiche. E questo motivo parrà evidente a chi questa sera (ore 21.07 locali, le 3.07 di notte italiane, diretta su Sky 202) prenderà posto al Ford Field di Detroit per la finale del campionato universitario di basket tra Michigan State e North Carolina. La statistica? È quella di sabato, 72.456 spettatori, nuovo record per una Final Four (così si chiama l'insieme di semifinali e finali nel medesimo luogo), che però potrebbe essere battuto proprio stasera. La grandissima bugia che vi si nasconde dietro è invece dialettica: vero, 72.000 e passa erano al Ford Field, un impianto magnifico che in alcune parti pare un hotel di lusso, con moquette e parquet, finestroni e mattoni rossi, ma ad occhio e croce non meno di 20.000 di esse hanno fatto fatica a distinguere un giocatore dall'altro, dal momento che vedevano il campo grande poco più di un francobollo.
Anzi, 20.000 più un centinaio di giornalisti, non solo chi scrive ma alcuni anche di prestigiose testate americane, sistemati non nelle tre file a bordo campo ma nella tribuna stampa normale dello stadio, quella per il football: se non ci fosse stato un monitor sarebbe stato impossibile distinguere due giocatori dall'identico colore della pelle e, per dire, con numeri simili e la distanza dal campo era tale che anche il boato dei canestri sembrava arrivare in differita, una frazione di secondo dopo il normale, in contemporanea con le immagini televisive in differita parziale che, quasi come riflesso condizionato, tutti i cronisti utilizzavano per verificare chi avesse segnato.
Non è la prima volta che accade, anzi succede ogni anno dal 1997, anno in cui la Ncaa, l'ente sportivo universitario, decise di far disputare la Final Four sempre in stadi e non più in normali arene di basket, solo che stavolta si era deciso di installare il campo non a ridosso di una tribuna, erigendone di fronte ad essa un'altra grande ma provvisoria, ma nel centro esatto, così da utilizzare tutti i posti a sedere già esistenti. Ovvio dunque che la distanza dal parquet sia cresciuta. Ma la Ncaa si è preoccupata prima di tutto di poter far entrare il maggior numero possibile di spettatori, un po' per aumentare l'incasso (ogni biglietto vale per tutte e tre le partite e costa 150 o 170 dollari a seconda dei posti) un po' per proclamare il record, che peraltro non è assoluto per il basket universitario, visto che il 13 dicembre 2003 proprio al Ford Field 78.129 persone in qualche modo «videro» Kentucky contro la solita Michigan State: ma la presenza di quest'ultima, la cui sede è a nemmeno 150 chilometri da Detroit, non ha influito in maniera particolare sul record di sabato, perché ad eccezione di poche migliaia riservati alle quattro qualificate i biglietti vengono comunque venduti otto mesi prima della finale.
Quel che i dirigenti Ncaa non considerano evidentemente importante è che poi tutti quelli che il biglietto ce l'hanno riescano a vedere qualcosa, ma finché stabiliscono record e l'equilibrio domanda/offerta li premia hanno ragione loro. E non sono i primi: quando Michael Jordan rientrò a giocare dopo il primo ritiro, gli Atlanta Hawks per la visita dei Chicago Bulls spostarono la partita allo stadio di football e vendettero circa 62.000 biglietti, molte centinaia dei quali nonostante la dicitura «visuale ostruita».

E per l'anno prossimo la Ncaa intende crescere ancora: si giocherà al Lucas Oil Stadium di Indianapolis, lo stadio dei Colts della Nfl, nuovissimo e bellissimo, con finestrone laterale che permette la visuale dei grattacieli dalle tribune: sembreranno più vicini quelli che non il campo, di sicuro.

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