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Il tribunale: "I ministeri al Nord vanno rimossi" Ma Calderoli non ci sta: "Resteranno operativi"

Accolto il ricorso promosso dai sindacati della presidenza del Consiglio per condotta antisindacale. Il Sipre: "La decisione era stata adottata e portata avanti senza coinvolgere le organizzazioni sindacali". Secco "no" di Calderoli. I Giovani Padani: "Chiudiamo il tribunale"

Il tribunale: "I ministeri al Nord vanno rimossi" 
Ma Calderoli non ci sta: "Resteranno operativi"

I ministeri a Monza? Spazzati via dal tribunale di Roma che ha annullato gli effetti dei decreti che istituivano le sedi periferiche dei ministeri, nella sede di Villa Reale. Una "battaglia" portata avanti e vinta l’estate scorsa dalla Lega Nord cancellata con un colpo di spugna dal giudice Anna Baroncini. Motivo? Condotta antisindacale. Ma il ministro Roberto Calderoli non ci sta e replica: "Le sedi dei ministeri di Monza restano aperte e continuano ad operare". Ancora più duri i Giovani Padani: "Sarebbe il caso di valutare la chiusura del Tribunale di Roma, più che dei ministeri di Monza. Se andassimo a fondo dell’operato di certi giudici, risulterebbe evidente dove stanno gli sprechi da eliminare".

Il ricorso era stato infatti promosso dai sindacati della presidenza del Consiglio che avevano appreso "dell’istituzione delle sedi a Monza - spiega il presidente del consiglio direttivo del Sipre (Sindacato indipendente della Presidenza del Consiglio dei ministri) Alfredo Macrì - dai giornali e dai tg. La decisione era stata adottata e portata avanti senza coinvolgere le organizzazioni sindacali o attivando, come previsto dalla legge, informazione preventiva e concertazione prima di procedere" al taglio del nastro, trasformatosi l’estate scorsa in una vera e propria festa leghista.

Ora un decreto del giudice del lavoro, depositato stamani, annulla gli effetti dei provvedimenti "stabilendo la chiusura - sottolinea Macrì - delle sedi periferiche affidate ai ministri Bossi e Calderoli", rispettivamente "un dipartimento e una struttura di missione". Condannando per di più la presidenza del Consiglio al pagamento di un terzo delle spese legali. La sentenza, in realtà, si limita ad annullare gli effetti dei provvedimenti che sono stati adottati con condotta antisindacale.

"Di fatto - precisa Macrì - le sedi periferiche cessano di essere strutture della presidenza del Consiglio. Noi - puntualizza - ci eravamo spinti più in là, chiedendo l’annullamento dei decreti istitutivi. Ma questo tipo di decisione è stato rinviato al giudice amministrativo. Tuttavia, la sentenza depositata oggi ci dà ragione e rende ’inagibilì le sedi di Monza".

"Se decideranno di ignorare questa pronuncia e continueranno ad avvalersene - avverte Macrì - siamo pronti a ricorrere anche al giudice amministrativo. Siamo stufi di regole che vengono puntualmente disattese, non ne possiamo più".

Il ricorso era stato promosso, oltre che dal Sipre, dal Sindacato nazionale autonomo presidenza del Consiglio dei ministri (Snaprecom).

I due sindacati esprimono "viva soddisfazione per il risultato ottenuto in un periodo in cui tutto il pubblico impiego è fatto oggetto di provvedimenti legislativi discriminatori e di svariati attacchi denigratori anche da parte di autorevoli membri del governo".

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