Sport

Dopo il trionfo scozzese il sogno impossibile: due fratelli nella Ryder

Edoardo Molinari vincitore dello Scottish Open! La notizia è di quelle che fanno boom. A questo punto non resta che approfondire il valore dell’impresa e la fortuna che si ritrova per le mani la Federazione Golf che sta crescendo e che ormai viene considerata dai vertici del Coni: importante, ben gestita e - aggiungo - fortunata perché senza un po' di fortuna non si va da nessuna parte.
Parliamone di questi due fratelli Molinari che, noi per primi, abbiamo battezzato i fratelli d'Italia. Qualcuno, giustamente, dirà che sono nati sotto un'altra gestione federale, ma sono nati da soli, con il loro professionista locale (Bertaina), nel loro Circolo natale (quello del golf club Torino) e con un consigliere federale, responsabile all’epoca del settore tecnico, che di golf ne ha sempre capito più di altri e che, malgrado il suo carattere a corrente alterna, ha capito di avere tra le mani due piccoli fenomeni. Tutto il resto è musica!
Da noi non c’è - anche se esiste - una vera fabbrica di campioni, all'americana, come non esiste per la verità in altre nostre discipline sportive. Da noi nascono dei talenti naturali, penso ai miei amici Pietrangeli e Pericoli e al più giovane Panatta e ad altri atleti in altri sport. I Molinari sono fra questi, frutto del loro talento innato, come lo è il giovane Manassero, e che l'ambiente non ce lo rovini!
Ammetto che l’exploit allo Scottish, torneo storico, con grandi campioni in campo ed ultimo cantiere prima dell'Open Championship, grazie ai Molinari, mi ha emozionato e commosso come lo storico British di Costantino Rocca o la sua vittoria al Pga di Wentworth. Rocca è arrivato troppo presto per la preparazione mentale e dirigenziale della Federazione dell’epoca che pensava più a sé stessa che al golf. Poteva, Rocca, essere il volano e far decollare il golf in Italia. Lo hanno capito all'estero chi era il personaggio (tre Ryder fanno un eroe!), da noi no.
Ora ci sono i Molinari, campioni del Mondo, vincitori di tornei, in corsa per la Ryder che è dietro l'angolo. La stampa estera, quella che conta, parla di loro, sono lo scoop del momento: quando mai due fratelli hanno giocato nell'ultima partita, quella dei leader, in un torneo come il Barclay Scottish. Ed Edoardo ha dimostrato di saper cavalcare alla perfezione il suo momento di gloria: «Voglio salire ancora in classifica e vincere un torneo Major».
Ritorno sulla Ryder di settembre. Ci sono, credo, un paio di precedenti a livello di fratelli: Severiano Ballesteros e il fratello Manuel (che però non valeva un Molinari) e i due fratelli Hunt (parliamo di preistoria) dove il fratello che contava era Bernard.
Durante la diretta da Loch Lomond, ogni tanto mi immettevo sul canale inglese: sia Sky Uk che Golf Channel Usa parlavano dei «fratelli». Per loro è uno «scoop», sono la notizia del giorno (e del domani, dico io) e, scusate l'insistenza, se la Federazione non cavalca la tigre questa volta… perde il treno! So che il gran capo la pensa come me, ma sveglia ai dormiglioni, meno retorica da «circolari» e più dedizione allo sviluppo del golf in Italia.
Torniamo in scozia: Edoardo è stato grandioso, ha retto la posizione, non si è fatto intimorire da Clark, anzi al contrario. Personalmente, e Silvio Grappasonni con me vivendo la diretta, abbiamo tremato ai due bogey consecutivi e meno al doppio bogey della 15, gestito freddamente da grande campione. Vincere contro Darren Clark, gran signore dei fairways mondiali, ha reso ancor più importante il successo. Di «Race to Dubai», di «World Ranking» avremo tempo di parlare. Chiudo con Francesco: poteva arrivare terzo se non secondo, il putt lo ha tradito, ha guardato il tabellone alla diciotto e se imbucava quel corto putt era terzo, con, venialmente, tanti soldi in più.

Ma sapete come la penso? Lui in quel momento ha pensato solo a suo fratello Edoardo e questo è l'unicità dei nostri «fratelli d'Italia».

Commenti