Controcorrente

«Troppa leggerezza a metter su famiglia»

Fare i conti in tasca a un padre separato con uno stipendio medio porta a una certezza: è un attimo che finisca sul lastrico. Perché, oltre all'affitto e alle bollette da «single», deve versare l'assegno per il mantenimento dei figli, anche 700 euro se i bambini sono due. E poi deve contribuire agli extra: libri di testo, abbonamenti annuali all'autobus e, ahimé, visite dal dentista e apparecchi. Se per caso perde il lavoro è la fine, tutto va all'aria. E magari perde anche il diritto di vedere i propri figli. Quella dei padri che post divorzio oscillano sulla soglia della povertà è un'emergenza sociale che non accenna a placarsi. In base ai dati Caritas, su 4 milioni di padri separati, 800mila sono sotto la soglia di povertà. Che significa anche non avere un tetto sulla testa e dover vivere in auto per qualche giorno, con due panini di McDonald's per cena e i vestiti per andare al lavoro ripiegati nel sedile posteriore.

«Negli ultimi vent'anni non è cambiato nulla - sostiene Roberto Buda, presidente dell'associazione Papà separati di Varese - se non che a separarsi sono anche tante coppie non sposate. Qualche buona iniziativa è stata fatta. Penso ad esempio ai contributi dati dalla Regione Lombardia per aiutare a pagare l'affitto. Per il resto è tutto fermo, compresa la proposta di legge Pillon che, dopo le audizioni in Senato, non ha continuato l'iter. Non mi sembra che il governo sia intenzionato ad approvarla».

Il provvedimento servirebbe a equilibrare il rapporto tra madre e padre: quando sono con lei paga lei, quando sono con lui paga lui. E soprattutto aiuterebbe i papà a trascorrere più tempo, non solo poche ore, con i bambini.

Al di là delle difficoltà economiche, uno dei problemi che affliggono i papà allontanati da casa riguarda proprio i figli. E se per caso c'è in ballo una denuncia (sempre più spesso falsa) di violenza o affini, per loro diventa impossibile vederli.

«Il guaio è che nessuno pensa a come i figli vengono trattati - sostiene Ernesto Emanuele, presidente dell'associazione Famiglie separate cristiane -. Diventano dei pacchi postali e non è giusto che siano loro a pagare il prezzo più alto. Le coppie devono pensare bene a cosa fanno, prima di convivere, di sposarsi o di fare figli. È importante educare i giovani all'affettività per evitare che si sposino con superficialità ma con più consapevolezza. E ora è più che mai necessario dare voce ai padri separati e ascoltare i loro problemi. Siamo in un periodo in cui gli stipendi sono sempre più bassi e le occupazioni sempre più precarie. Le categorie più fragili non sanno come venirne fuori».

MaS

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