Cronache

Troppi scoop sulle Asl vicine a Marrazzo e al Pd Microspie in redazione

Cimici nell'ufficio del direttore responsabile de L'Opinione di Viterbo, Paolo Gianlorenzo. Il giornalista ha realizzato numerose inchieste sui vertici della Asl targata "Marrazzo"e su casi di corruzione e appalti a imprese private a Roma e provincia

Troppi scoop sulle Asl  
vicine a Marrazzo e al Pd 
Microspie in redazione

“Cimici” in redazione. Microspie ambientali bonificate dalla Digos nell’ufficio del direttore responsabile de “L’Opinione” di Viterbo, Paolo Gianlorenzo. Personaggio scomodo, già redattore dell’allora quotidiano del gruppo Ciarrapico “Nuovo Viterbo Oggi”, Gianlorenzo è noto nella cittadina della Tuscia per le numerose inchieste giornalistiche che hanno portato gli inquirenti, in vari filoni d’indagine, a una decine di arresti fra i vertici della Asl targata “Marrazzo”, sotto accusa per aver creato e portato avanti un sistema di corruzione su appalti concessi a imprese private incaricate di forniture e consulenze tra Roma, Viterbo e Rieti. A scoprire che qualcosa non andava nella sede di via Vismara lo stesso direttore, più volte querelato per diffamazione dagli indagati. “Da ambienti vicini a questi funzionari pubblici - spiega Gianlorenzo - sono state prodotte intercettazioni che mi riguardavano.

Il teorema? Che scrivevamo sotto dettatura da parte dei carabinieri e che ci sarebbe una cabina di regia fra inquirenti, imprenditori e giornalisti compiacenti”. Nei giorni scorsi, dopo aver accertato la presenza di onde radio a dir poco anomale in redazione, arrivano anche gli esperti della Digos. Non ci vuole molto per scoprire, occultati all’interno delle prese di corrente elettrica, gli apparati intrusi, ovvero i ricetrasmettitori usati dagli 007 “de ‘noantri”, probabilmente per scoprire le fonti del giornalista. Un fatto grave, sul quale è stato informato l’Ordine dei Giornalisti, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Associazione Stampa Romana. Ma per il momento tutto tace. Parla invece il collega spiato, ma soprattutto parlano decine di procedimenti penali ancora in corso o già in fase giudiziaria sulla gestione allegra della sanità locale, avviati dai primi mesi del 2008.

“All’epoca cominciai a raccogliere una mole immensa di delibere - continua Gianlorenzo - per verificare l’attendibilità delle denunce che arrivavano quasi quotidianamente al giornale”. Presidente della Regione Lazio Pietro Marrazzo del Pd, alla Provincia di Viterbo il compagno di partito Alessandro Mazzoli, primo cittadino del Comune Giancarlo Gabbianelli del Pdl mentre la Direzione generale della Asl viterbese è guidata dal Giuseppe Antonio Maria Aloisio sempre del Pd. Le inchieste del quotidiano spingono la Procura di Viterbo ad aprire decine di faldoni e con questi scattano anche i primi arresti. A cominciare da un dirigente della Asl, Ferdinando Selvaggini, per proseguire con alcuni imprenditori, ammanettati per aver pagato tangenti. Scoppia il caso. Aloisio si dimette seguito dal professor Mauro Paoloni, membro di decine di consigli d’amministrazione in campo sanitario.

Fra gli indagati, a vario titolo, di corruzione aggravata per gli appalti sospetti nelle aziende sanitarie locali e di turbativa d’asta, Luciano Mingiacchi, 67 anni, ex sindaco di Anzio ed ex direttore generale della Asl RmH; Patrizia Sanna, 52 anni, dirigente della reingegnerizzazione del sistema informativo della Asl Roma H; e il membro del cda di una società d’informatica.

Per gli otto arrestati i pubblici ministeri Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci, che da tre anni coordinano le indagini sulle forniture alle aziende sanitarie locali, hanno chiesto e ottenuto il giudizio con rito abbreviato.

Commenti