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«Troppi turchi», bufera sulla Bundesbank

Berlino«I turchi e gli arabi che abitano a Berlino vivono grazie agli aiuti dallo Stato tedesco ma non fanno nessuno sforzo per integrarsi, guardano al paese che dà loro lavoro e benessere con ostilità, non si occupano ragionevolmente dell'istruzione dei propri figli, non svolgono nessuna attività produttiva se non quella di vendere frutta e verdura o di produrre incessantemente bambine velate. Questo vale almeno per il 70% dei turchi e il 90% degli arabi che vivono a Berlino. Prima o poi questa gente conquisterà la Germania esattamente come i kosovari hanno conquistato il Kosovo: grazie a un alto tasso di natalità».
Parole forti e sprezzanti ma non del tutto insolite se a pronunciarle è il leader di uno dei tanti movimenti xenofobi che pullulano nel nostro continente. Durante la campagna elettorale tedesca si sono sentiti, da parte dei candidati dell'Npd, il partito di estrema destra, toni ancora più carichi di odio e intolleranza. Ma se a pronunciare giudizi così severi e offensivi è niente di meno che un membro del consiglio direttivo della Bundesbank, la Banca centrale tedesca, la prospettiva cambia, l'indignazione aumenta e inevitabilmente scoppia lo scandalo con ripercussioni dentro e fuori la Germania. Tanto che il presidente della Bundesbank, Axel Weber, che in questi giorni si trova a Istanbul per un vertice del Fondo monetario internazionale, è stato costretto dalla polizia turca ad accettare non due ma quattro guardie del corpo per difendersi dai dimostranti che lo attendevano fuori dall'albergo.
La pietra dello scandalo comunque non è il presidente della Bundesbank ma uno dei suoi più stretti collaboratori Thilo Sarrazin, ex ministro delle Finanze del Land di Berlino, da poco entrato nel consiglio direttivo. Sarrazin, personaggio di spicco della socialdemocrazia berlinese, non è nuovo a infortuni provocati dal suo linguaggio brutale e dalle sue idee spesso in contrasto con il «political correct» e con la sua stessa pare politica. Ai tempi in cui era nel governo della capitale disse che mai avrebbe mandato i suoi figli nelle scuole berlinesi «piene di fannulloni, drogati e sessantottini saputelli». Inutilmente il borgomastro Klaus Wowereit lo pregò di scusarsi. Ma questa volta Sarrazin l'ha davvero combinata grossa. In un'intervista ad una rivista francese, Lettre International, che ha dedicato tutto un numero a Berlino vent'anni dopo la caduta del muro, ha detto senza tanti giri di parole di essere pessimista sul futuro della capitale «perché presto saranno turchi e arabi a comandare».
E non si può neppure dire che le sue fossero parole sfuggite nel corso della conversazione. Perché il testo dell'intervista era stato mandato in visione al presidente che aveva espresso pare negativo. Ma anche questa volta Sarazin si è rifiutato di ritirare i suoi giudizi e ha autorizzato la pubblicazione. Solo dopo aver visto l'indignazione dei giornali turchi e tedeschi si è scusato. Ma il caso è tutt'altro chiuso.
Un membro del consiglio direttivo che esterna a ruota libera è in contrasto con l'austera tradizione della Bundesbank. Il penultimo presidente, Welteke, fu costretto a dimettersi in fretta e furia per aver trascorso un weekend a Berlino ospite di una banca privata, la Dresdner, violando così la regola che vieta di accettare favori da parte degli istituti sui quali la Banca centrale ha compiti di vigilanza. Anche nel caso di Sarrazin ci sono pressioni perché si dimetta ma l'interessato ha fatto sapere che non ci pensa neppure. E allora? Allora presidente e Consiglio direttivo stanno esaminando la possibilità di revocargli il mandato, in altre parole di licenziarlo.

Sarebbe la prima volta nella storia della Bundesbank.

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