Cronaca locale

Tubercolosi in aumento, 700 nuovi malati all’anno

Milano si riconferma ancora una volta la città dei record. Peccato che di quest'ultimo primato se ne farebbe volentieri a meno. Il capoluogo lombardo, in occasione dell'odierna Giornata Mondiale per la lotta alla Tubercolosi, scopre di vantare il maggior numero di casi: ben trecento all'anno cui vanno aggiunti gli altrettanti trecento registrati nei comuni dell'hinterland. Seicento è una cifra notevole, se si pensa che la Tbc era una malattia del passato, scomparsa per decenni all'ombra della Madonnina. Ma il guaio è che sono molte di più le persone che ogni dodici mesi vengono infettate dal bacillo di Koch. «Sono almeno 700-750 casi - rivela il professor Luigi Ruffo Codecasa, responsabile del centro regionale di riferimento per la Tbc Villa Marelli- Niguarda - perché quelli conosciuti sono sottostimati. Non tutti vengono denunciati com’è d'obbligo». E questi casi sarebbero tutt'altro che pochi, come risulta anche in Regione dove sino al 2002 quelli non notificati raggiungevano il 30 per cento. Da allora però al Pirellone hanno smesso di cimentarsi nella difficile impresa di cercare di stimare i pazienti che sfuggono ai controlli. Ed a proposito di pazienti sfuggenti, ce ne sono altri che sfuggono alle cure, l'ultimo in ordine di tempo è un romeno che, affetto da una grave forma di tubercolosi, fatto ricoverare forzatamente da un pubblico ministero è scappato dal San Paolo, facendone poi ritorno qualche ora più tardi. Questo paziente rientra nella casistica maggiore riscontrata a Milano: quella, pari al 65 per cento, formata dagli extracomunitari. Un'elevata incidenza dovuta soprattutto alle condizioni disagiate in cui molti stranieri vivono, quali ambienti malsani, sovraffollati, dalla scarsa igiene che facilitano il contagio. E il 35 per cento dei pazienti milanesi? Non tutti si ammalano perché vivono come gli immigrati in condizioni disastrate, ci sono anche persone che rimangono contagiate nonostante non rientrino nelle cosiddette categorie a rischio. Questi casi anomali, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono pochi. C'è chi, per esempio, s'ammala senza essersi recato in zone dove la Tbc è endemica, semplicemente vivendo a contatto con colf, badanti e baby-sitter. E chi invece rimane contagiato dal Mycobacterium Tubercolosis a causa di alcune terapie seguite per patologie che non hanno niente a che vedere con l'apparato respiratorio come quelle gastroenteriche, reumatiche e dermatologiche.

Ma com’è possibile? «Alcune terapie possono scatenare la Tbc - risponde il professor Luigi Ruffo Codecasa - in soggetti che in passato senza saperlo erano stati contagiati dal bacillo di Koch».

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