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Tunisia, alle urne il 90% degli elettori registrati In vantaggio gli islamici moderati di an-Nahda

Continua lo scrutinio dei voti espressi in Tunisia per l'elezione della Costituente. Grande l'affluenza elettorale, secondo alcune stime oltre il 90% degli iscritti. I progressisti ammettono la probabile vittoria del partito islamico moderato di an-Nahda

Tunisia, alle urne il 90% degli elettori registrati In vantaggio gli islamici moderati di an-Nahda

In Tunisia continuano le operazioni di scrutinio dei voti espressi nella giornata di ieri. A operazioni ancora in corso - nessuna proiezione ufficiale è stata ancora resa nota - sia i progressisti che gli islamici di an-Nahda danno come dato probabile la vittoria del partito islamico. E an-Nahda avrebbe la maggioranza anche nella circoscrizione italiana.

Le prime elezioni libere della Tunisa post Ben Ali fa registrare un'altissima partecipazione popolare. Secondo le stime il 90% degli elettori registrati ha raggiunto i seggi e votato per la nuova svolta democratica del paese nord-africano. Non ci sono invece informazioni precise riguardo agli elettori non registrati, circa 3,1 milioni di persone. Proprio la straordinaria affluenza ha causato ritardi nello scrutinio, che posticiperanno la proclamazione dei risultati al pomeriggio di domani.

I risultati delle elezioni porteranno alla nomina dei 217 membri dell'Assemblea Costituente, incaricata di redigere il documento e di nominare un governo ad interim, che traghetti il paese nel periodo che lo separerà dalle prossime elezioni parlamentari e presidenziali. 

Ali Marayedh, membro dell'esecutivo del partito islamico an-Nahda, ha commentato i primi dati relativi alle elezioni, facendo presente che il suo partito " è largamente in vantaggio, con consensi che oscillano tra il 25 al 50% a seconda delle regioni".

IL vantaggio del parito, ispirato all'Islam, è stato confermato anche da Maya Jribi, esponente e portavoce del Partito democratico progressista, una delle formazioni laiche che partecipano alla competizione elettorale. Il commento a caldo della Jribi ha messo in luce "la svolta nella storia della Tunisia, che è sempre stata un paese modernista e aperto" e ora si orienta invece, se saranno confermati i risultati, verso "una scelta largamente islamica".

Le elezioni che si stanno tenendo in Tunisia interessano, e non poco, anche l'Italia. Sono state chiamate al voto anche le circoscrizioni estere del Paese arabo, tra le quali si trova appunto anche quella italiana. Dall'Italia arriva l'annuncio di Osama al-Saghir, il primo eletto per quanto riguarda la circoscrizione, che fa sapere che il partito di "an-Nahda è il primo partito tra i tunisini che vivono in Italia". Gli islamici moderati hanno ottenuto un 51% che ha garantito la vittoria e l'elezione tra le loro file di due dei tre delegati che parteciperanno all'Assemblea costituente di Tunisi. Questo pomeriggio si terrà a Roma una conferenza stampa, durante la quale verranno presentati gli eletti e si daranno dati più dettagliati sull'affluenza alle urne italiane.

Oltre al 28enne al-Saghir, già presidente dei Giovani musulmani d'Italia, è stata eletta anche Imen Ben Mohammad, numero due nelle liste del partito. Imen è una studentessa universitaria che vive a Roma, appartenente come al-Saghir ai Giovani musulmani e figlia di uno dei responsabili della moschea romana di Centocelle.

Secondo indiscrezioni rese noto da al-Arabiya, che emergono da risultati calcolati su un campione statistico, al vantaggio di an-Nahda, segue un "secondo posto" per il Partito del
Congresso per la Repubblica (Cpr), di estrazione laica. Intanto l'Unione democratica unionista, all'opposizione durante il periodo di leadership di Ben Ali, ha commentato i primi dati, sottolineando come un solo seggio sarebbe "sufficiente".  "Un seggio ci basta - ha detto il segretario generale del partito, Ahmed Inoubli - perché ci permetterà di far sentire la nostra voce in Assemblea".

Dal canto loro i rappresentanti di an-Nahda hanno invece espresso la volontà di creare una coalizione più larga possibile, per giungere a scelte condivise, cercando di fugare i dubbi su una possibile deriva fondamentalista del Paese.

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