Roma

Turismo, ora la capitale batte cassa

Fanno shopping, alloggiano in alberghi o in bed and breakfast, mangiano nelle trattorie e bevono dove capita. E poi, certo, vanno ai musei, ammirano il Colosseo e partecipano a qualche spettacolo serale. I turisti che arrivano a Roma rappresentano una vera e propria ricchezza economica per la città, ma sono fondamentali anche per le casse del governo.
Nel 2005 la spesa complessiva di chi è arrivato nella capitale è stata di circa 4 miliardi di euro e la capitale ha versato allo Stato 1.549 milioni di imposte: di questi, 909 milioni derivano dalla spesa turistica diretta e ulteriori 639 milioni sono generati dall’indotto, ossia dagli altri settori produttivi coinvolti nella produzione di beni e servizi acquistati dai turisti. Il denaro fatto circolare dai turisti ha anche sostenuto più di 60mila posti di lavoro. Cifre record che però hanno comportato per la città maggiori oneri. «Per questo - spiega Veltroni - dovremmo avere maggiori risorse». Anche perché non solo nel 2005 ma - secondo una ricerca effettuata dalla facoltà di Economia de La Sapienza - ogni anno le attività turistiche della capitale fruttano al bilancio dello Stato oltre 1500 milioni, pari a circa mezzo punto percentuale di tutte le entrate tributarie che cittadini e imprese versano annualmente. «Una cifra gigantesca - sottolinea il sindaco - equivalente alle imposte sul canone Rai». Per ogni 100 euro di spesa sostenuta dai turisti a Roma infatti, circa 39 euro entrano nelle casse statali sotto forma di imposte dirette (come quelle su redditi di impresa o da lavoro dipendente) e indirette (imposta sull’Iva, di bollo, sulle assicurazioni o sugli intrattenimenti). «Purtroppo però, i romani pagano per i servizi della città, dai trasporti ai rifiuti e non hanno nulla in cambio», puntualizza l’assessore capitolino al Bilancio, Marco Causi. Un tasto su cui insiste anche Veltroni, che elenca alcuni strumenti che potrebbero garantire più entrate nelle casse capitoline: «Potrebbe essere una forma di compartecipazione all’Iva o all’Irpef o un contributo alla gestione della città da parte del turista, ma qualunque sia la scelta, è giusto che Roma abbia le risorse per offrire servizi all’altezza».
Nel Dpef in discussione da domani in consiglio si sottolinea proprio quest’aspetto: «È necessaria la previsione di un meccanismo che consenta di finanziare con entrate fiscali la quota di spesa del Comune, che non può essere coperta dalle tariffe - si legge nel documento -. Obiettivo che può essere conseguito o facendo rimanere sul territorio parte del gettito derivante dalla spesa dei turisti (ristorno di parte dell’Iva, ad esempio) oppure attraverso forme di tassazione sul turismo, come l’imposta di soggiorno, già adottata in altri Paesi». Veltroni ha già chiesto al governo che nella prossima finanziaria si riconosca ai Comuni la possibilità di imboccare una delle due strade. «Rutelli, da parte sua, aveva preso l’anno scorso l’impegno con le città d’arte di trovare forme di ristorno», conclude Causi.

Roma ora aspetta che le parole si traducano in fatti.

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