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Tutti a pranzo alla Casa Bianca: Reagan masterchef e Clinton da fast food

Nixon andava pazzo per le patate al forno, Ford per il pasticcio di tonno, Hillary non sopporta i piselli, Bush i broccoli. I gusti culinari dei presidenti degli Stati Uniti e delle loro mogli rivelano la loro personalità, ma anche i tempi che cambiano

Tutti a pranzo alla Casa Bianca: Reagan masterchef e Clinton da fast food

Lyndon Johnson andava matto per i «sundaes», enormi coppe di gelato con dentro frutta e noccioline e sopra rivoli di cioccolato liquido. La patata al forno era il piatto preferito di Richard Nixon. Gerald Ford amava in modo particolare il pasticcio di tonno al curry. A Jimmy Carter piaceva molto il goulash di melanzane. Ronald Reagan aveva invece un debole per robuste zuppe di carne tritata. Henry Haller, svizzero di nascita, emigrato in usa nel 1953, «chef» alla Casa Bianca dal 1966 al 1987 rivelò cosa mangiò Nixon il giorno in cui, travolto dallo scandalo Watergate, fu costretto a dimettersi da presidente. Nulla di speciale: uova in in camicia e spezzatino. Voleva che gli servissero in tavola piatti dai nomi altisonanti (Filet de boeuf Prince Albert, Beef Stroganoff) ma andava pazzo per le patate, soprattutto quelle preparate al forno secondo la ricetta della sua mamma che gli ricordava l'infanzia: andava cotta in forno fino a diventare morbida dentro, poi la si doveva schiacciare e mescolare con burro, pepe, sale, noce moscata e un goccio di latte e quindi metterla di nuovo in forno per altri cinque minuti, dopo averle ridato forma di patata, con sopra formaggio parmigiano, paprica e prezzemolo.
Lo «chef» nega che Nixon mangiasse la ricotta con abbondanti dosi di ketchup come insinuavano i suoi detrattatori per dare un'aria di barbarie anche alle sue abitudini gastronomiche. E non hai mai confermato il pettegolezzo che voleva Nixon far servire nei banchetti ufficiali solo vino della California a buon mercato agli ospiti e vino francese di altissima qualità a se medesimo.
Al contrario di Nixon, Johnson mangiava con un appettito degno dei cowboy del Texas, il suo Stato, con un debole per la carne alla brace. Anche Gerald Ford a tavola non scherzava: non si tirava indietro di fronte a cibi troppo pesanti o iper-calorici (peperoni riccamente farciti, panini di bacon con panna acida) e cercava di compensare i peccati di gola con una vigorosa attività sportiva. A differenza di Carter, grande sponsor della cucina americana, Reagan era decisamente a favore di piatti internazionali quando si trattava di pranzi ufficiali.
E i Bush? George padre odiava i broccoli e li bandì dalla Casa Bianca. La stessa cosa si diceva del figlio che smentì in parte: «Mi piace la parte superiore dei broccoli. Il gambo mica tanto». Anche perchè il padre ripudiando il broccolo offese i coltivatori privati e industriali di tutta l'America, qualcuno arrivò al punto di scaricarne qualche decina di chili davanti alla porta della Casa Bianca. A Hillary Clinton invece non sono mai piaciuti i piselli: «In verità non piacciono quasi a nessuno» si lasciò sfuggire. Anche lì sollevazione popolare. Il marito andava pazzo per il pollo con le patatine. Più salutista Obama: no agli asparagi e alla maionese, bibite gassate, patatine fritte; si a broccoli e spinaci, cioccolatini al latte, pistacchi.

Dieta stringata. Non si può dire sia tutto un magna magna

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