Cronaca locale

Tutti sul tram per diventare turisti per caso

Per visitare i posti di Milano più famosi nel mondo, migliaia di turisti arrivano ogni giorno in città con treni e aerei. Noi che potremmo raggiungerli semplicemente in tram, non sempre ci pensiamo. Prendete la Certosa di Garegnano: chi è costei? Eppure perfino dal lontano Oriente si organizzano tour che comprendono anche questo luogo magico di Musocco. Per noi invece è a due passi da casa: si raggiunge da piazza Duomo in 22 fermate e poco più di mezz'oretta col tram numero 14. Si scende a via Giorgini, si imbocca via Pareto e dopo un centinaio di metri a piedi ecco apparire la splendida Certosa che sta lì dal 1349.
Ad attrarre subito l'attenzione è un bassorilievo in pietra rossa di Angera che raffigura una Maddalena in gloria, attorniata da angeli. Ha i capelli sciolti, un seno decisamente femminile e sta proprio lì in bella vista, sul frontale della chiesa dedicata invece a Santa Maria Assunta. «Il fatto è - svela Roberto Gariboldi, archivista e storico della Certosa - che questa santa è da sempre molto amata dai monaci certosini. Tanto che all'interno della chiesa se ne trovano altre tre rappresentazioni». Ma dentro la chiesa c'è molto di più da vedere. Come le due navate affrescate da Daniele Crespi, che termina il lavoro nel 1629 e che descrivono la vita di San Bruno, fondatore dell'Ordine, e l'abside con la vita e la morte di Cristo, opera di Simone Peterzano che dal 1584 al 1589 tiene a bottega nientemeno che il Caravaggio.
Ma la singolarità di Milano, è che un semplice tram può trasformarsi anche in una macchina del tempo per spararci nel futuro. Prendete da Duomo il metrò rosso fino a Precotto e da lì il tram numero 7. In due fermate arriverete in Bicocca, il nuovo polo universitario di Milano che ci fa intuire come sarà la città di domani: funzioni integrate, spazi verdi, viabilità controllata. Tra l'altro, fra le fermate di Largo Mattei e quella di Arcimboldi, il «Sirietto» sprofonda in sotterranea nell'unico tunnel tranviario di tutta Milano. Appena scesi ecco la vetrata «spaziale» del teatro (2400 posti) progettato da Vittorio Gregotti. Se dopo aver girovagato un po' per i viali universitari, sarete stanchi di futuro, imboccate la via Padre Beccaro per arrivare in viale Sarca. Al civico 214 c'è una villa costruita attorno alla metà del XV secolo da una famiglia nobiliare originaria di Parma, gli Arcimboldi appunto, purtroppo non visitabile: è sede di rappresentanza del Gruppo Pirelli.
Il tram numero 3 può invece svelare una chiesa singolarissima che ha sposato la fede alla Minimal Art statunitense. Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, di via Neera 24, si raggiunge da piazza Duomo in 12 fermate. L'edificio sacro, terminato nel 1932 dall'archistar dell'epoca, Giovanni Muzio, ha un aspetto monumentale e volutamente privo di elementi superflui, evidenziato da una installazione luminosa realizzata dal newyorkese Dan Flavin, uno degli esponenti di punta dell'arte minimalista. L'opera, ospitata qui dal 1997, è costituita da tubi fluorescenti al neon: blu e verdi che corrono lungo la navata centrale; rossi a delimitare il transetto, giallo oro per fare corona all'abside. L'effetto è sorprendente e insolito e si vede in tutta la sua bellezza verso sera.
Un rapido cambio di mezzi ci consente invece di raggiungere il Medioevo. Spostiamoci con il metrò giallo da Duomo a Corvetto e quindi sul bus numero 77 per l' Abbazia di Chiaravalle. Ci vogliono nove fermate: centinaia di anni in una manciata di minuti. L'assedio cementizio ha per il momento risparmiato questo scorcio di paesaggio antico tra vecchie fattorie e campi un tempo coltivati dai monaci cistercensi. Fondata da Bernardo da Clairvaux nel 1135, l'Abbazia oggi è abitata da 19 monaci. L'interno della chiesa è a tre navate. Notevoli gli affreschi, tra cui una Vergine assisa in trono con il Bambino, opera di Bernardino Luini del 1512.

Ma è l'atmosfera raccolta e pacificatoria a farla veramente da padrona qui dentro: provate a visitare il chiostro e vi ritroverete in un tripudio di rose e di silenzio.

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